I pagamenti digitali crescono nel gruppo che il 19 marzo presenterà il nuovo Piano industriale. ‹‹ In arrivo una grande piattaforma domestica per gli smartphone ››, dice Siracusano, ceo di PostePay, dopo l’accordo con il circuito bancario Marco Siracusano è l’uomo dei pagamenti digitali in Italia. È empre stato al posto giusto nel momento giusto. Come amministratore delegato di PostePay sembra esserlo anche adesso che i pagamenti digitali sono il grande affare degli investitori e, per lo Stato, la leva per abbattere l’uso del contante. Napoletano, 58 anni, laurea in Giurisprudenza e inizi in Citibank, entra alle Poste nel 2002 e da direttore marketing lancia il BancoPosta. Esce per andare in banca: prima Unicredit, poi Intesa. Torna in Poste nel 2014 da capo del BancoPosta. Nel 2017 è responsabile di pagamenti, mobile e digitale, nel 2018 ceo della neonata PostePay spa. È con questa società, oltre che con la consegna dei pacchi, che Poste guarderà al futuro. Il 19 Marzo il gruppo guidato dall’amministratore delegato Matteo Del Fante presenterà il nuovo Piano industriale. La società di Siracusano ne sarà un pilastro, visti i risultati raggiunti nell’anno del Covid, sia per il traino dell’ecommerce (+35% le transazioni nel 2020 con il picco di un milione al giorno, +52% nell’ultimo trimestre) sia per la maggiore abitudine degli italiani al denaro digitale e ai pagamenti con il cellulare (nel 2019-2020 +80% a 3,4 milioni di euro i pagamenti via smartphone e dispositivi indossabili, secondo l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano). Nel 2020 per Poste le transazioni contactless sono aumentate del 37% rispetto al 2019, idem i portafogli digitali. I ricavi di PostePay sono saliti dell’11% a 737 milioni nell’intero anno e del 15,2% nell’ultimo trimestre, a fronte di un fatturato dell’intero gruppo Poste calato del 4% nei 12 mesi a 19,5 miliardi e cresciuto dell’1,4% nell’ottobre-dicembre (con debiti netti saliti da 815 milioni a 1,87 miliardi). Nel quarto trimestre, anche grazie alla campagna del cashback di Stato, le transazioni registrate da PostePay sono lievitate del 52%, i pagamenti con carte del 10%. Il guadagno prima delle tasse (Ebit) nell’anno del Covid di Postepay è aumentato del 7,3 % a 259 milioni (mentre il gruppo Poste perdeva il 10% dei profitti, pure a 1,2 miliardi). È anche perciò che Del Fante ha potuto dichiarare il 17 febbraio: ‹‹ Abbiamo anticipato di due anni il trend di mercato ››.
Il patto
Ora l’asso nella manica è l’accordo firmato il mese scorso da PostePay con Bancomat spa: prevede soprattutto, la possibilità di studiare insieme, Poste e banche, l’interoperabilità delle piattaforme di pagamento digitale PostePay e BancomatPay, con app comuni. L’attivazione è prevista il prossimo anno, dopo la stesura del progetto di integrazione. Un colpo d’acceleratore per PostePay, che è già nel Bancomat con un ruolo tecnico di consulenza, ‹‹ Avevamo già le licenze per il mondo acquirer (la gestione delle autorizzazioni delle carte, ndr.)- dice Siracusano-, ora abbiamo deciso di attivare anche la licenza per l’issuing, per emettere carte a marchio domestico. Non abbiamo quote di Bancomat spa e questa al momento è un’opzione ››. Lo è quella di lievitare, quello si. Perché se l’intesa Poste-Bancomat non cambierà nulla nell’uso delle carte per i clienti (già ora con il Postamat si può prelevare agli sportelli Bancomat e viceversa), ci si attende la svolta vera con le app per i pagamenti mobili. Poste potrà infatti collaborare con Bancomat spa per sviluppare una grande piattaforma nazionale per i pagamenti digitali. Potrà lanciare prodotti a marchio domestico (oggi le loro carte girano sui circuiti internazionali come Mastercard). Ed espandersi nei negozi non ancora convenzionati. ‹‹ Potremo avere una infrastruttura nazionale molto più ampia sui pagamenti digitali innovativi ››, dice Siracusano, e significa questo: ‹‹ Stiamo pensando di allargare l’attività››. Perché loro (Bancomat spa) ‹‹ hanno 34 milioni di carte, noi 30 milioni: qui siamo quasi equivalenti. È chiaro che questa nostra posizione serve per evolvere nel mondo fisico, ma anche digitale. Abbiamo 14 milioni di utenti sull’app PostePay, più di 6 milioni di app con BancoPosta e 7,5 milioni di
portafogli digitali. PostePay è oggi il primo operatore dei pagamenti digitali con il 25% del mercato dei pagamenti ecommerce››. E supportata da una infrastruttura pubblica che, ora, potrebbe essere d’appoggio a tutto il Paese. Il concorrente privato resta infatti Nexi, l’ex CartaSi, che però dopo la fusione con Sia potrebbe diventare parte del gruppo: Sia è partecipata da Poste e da Cdp, che è azionista di Poste. Se l’Antitrust Ue darà il via libera, il sistema dei pagamenti digitali in Italia sarà
pubblico-privato.
Fonte: (Repubblica Affari e finanza del 15.3.2021)