L’utilizzo dei pagamenti elettronici rimane un tasto dolente per l’Italia. A certificarlo è stato ieri il direttore generale dell’ABI Giovanni Sabatini nel corso di un’audizione informale presso la Camera dei Deputati. Nello specifico, l’Italia sarebbe ultima in Europa per numero di transazioni pro capite (solo 125) contro la media di 286.
Alcuni passaggi dell’audizione:
“Gli incentivi sono la via maestra per favorire la digitalizzazione dei pagamenti, mentre gli interventi coercitivi sui prezzi dell’offerta dei servizi sarebbero in contrasto con i principi costituzionali e avrebbero impatti negativi sul livello concorrenziale del mercato, appiattendo l’offerta di servizi, potendo causare effetti distorsivi tra operatori e svantaggiare i prestatori italiani nel contesto europeo”. Lo ha detto Giovanni Sabatini, direttore generale di Abi, durante l’audizione. Sabatini ha anche sottolineato che “è importante dare il tempo affinchè le potenzialità” delle misure quali cashback e lotteria degli scontrini o ancora la detraibilità delle spese dalla dichiarazione dei redditi condizionata al pagamento con strumenti tracciabili “si dispieghino a pieno”. “Il fatto che l’Italia sconti un minor ricorso alle forme di pagamento alternative al contante in tutte le diverse tipologie di pagamento, segnala che tali differenze sono riconducibili a fattori di domanda e comportamentali, su cui è possibile incidere efficacemente solo attraverso mirate politiche di incentivo”. Abi ha poi sottolineato come “nonostante l’evoluzione recente del mercato mostri una notevole progressione nell’uso di strumenti diversi dal contante, ancora una volta, nei dati comparati pubblicati nel 2020 dalla Banca centrale europea, l’Italia risulta ultima nella graduatoria dell’utilizzo pro-capite degli strumenti di pagamenti elettronici.”
Nel favorire gli strumenti di pagamento elettronici, non si deve imporre “esclusività né di canali né di strumenti” alla Pa.
“Nella logica di facilitare l’uso del dei pagamenti elettronici credo che il tema del limite all’utilizzo del contante sia residuale. La strategia deve essere incentrata soprattutto nel facilitare e indirizzare, anche attraverso gli incentivi, la scelta dei clienti”.
Sono necessari degli incentivi per favorire la diffusione dei pagamenti elettronici, evitando però di intervenire sui prezzi dei servizi. Lo ha affermato il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, sottolineando che “crediamo che occorra perseverare nell’incentivare gli operatori del mercato, evitando interventi sui prezzi dell’offerta dei servizi”.
Gli interventi sui prezzi, ha spiegato il dg dell’associazione bancaria durante un’audizione alla Camera, “oltre a essere in contrasto con i principi costituzionali, hanno impatti negativi sul livello concorrenziale del mercato, appiattendo l’offerta di servizi, e possono causare effetti distorsivi tra operatori e svantaggiare i prestatori italiani nel contesto europeo, incidendo negativamente sulla qualità, sulla sicurezza e sull’innovazione, fattori cruciali per essere competitivi in questo mercato”.
“Il mercato dei servizi di pagamento – ha aggiunto Sabatini – è molto concorrenziale e dinamico a tutti i livelli, come testimoniato dalla vivacità dell’evoluzione tecnologica dei prodotti e servizi, dal dinamismo delle aggregazioni, dall’interesse di nuovi operatori non bancari che entrano numerosi nel mercato, dalla pluralità delle offerte ai clienti finali, che mirano a fornire a cittadini e imprese sempre più ampie possibilità di scelta e un’esperienza di servizio facile, sicura, accessibile e integrata”.