di Giuseppe Quatraro
Avversione al cambiamento. Si tratta di una situazione che, non di rado, si verifica all’interno di differenti aziende, siano essere private o pubbliche. Le cause sono rinvenibili in differenti fattori, non per ultimo l’implementazione delle nuove classi di tecnologie abilitanti all’interno di un modello di business.
“Resistenza” che, come problematica, caratterizza anche la vita di molti di noi.
Forse siamo troppo legati a un modo di pensare, vivere e lavorare appartenente al passato? O, semplicemente, questa “resistenza” è generata dalla paura di dover continuamente modificare il nostro modo di operare?
Tutte le grandi innovazioni hanno dato vita a quelle che vengono definite come Rivoluzioni. Pensiamo, ad esempio, a cosa è accaduto nel corso del XVIII secolo. Lo sviluppo e la conseguente realizzazione della macchina a vapore ha generato una vera e propria rivoluzione del modo di lavorare, passando da un sistema agricolo, artigianale e commerciale ad un sistema definito come industriale, il quale consentì la realizzazione delle prime fabbriche caratterizzate dall’integrazione verticale delle diverse fasi produttive. Il risultato finale? Un forte incremento della produttività. Oggi, a differenza di quanto accaduto nelle Tre Grandi Rivoluzioni che hanno caratterizzato la vita dell’essere umano, stiamo assistendo ad un cambiamento generato dai Big Data: siamo all’interno di quella che viene definita come “Quarta Rivoluzione Industriale”. Quest’ultima, infatti, ha posto le sue basi nel corso del 2007, quando fu presentato il primo smartphone. Si è trattato di un oggetto che, nelle sue ridotte dimensioni, è stato in grado di integrare tutte quelle funzioni che, ancora oggi, accompagnano la nostra vita.
Big Data, dunque. A differenza di quanto accaduto in passato (e analizzato, seppur in piccola parte, in precedenza), oggi questa quarta rivoluzione si basa proprio su questa enorme “massa di dati”.
“Essere in grado di raccogliere e analizzare i dati dal contesto in cui viviamo consentirà di generare informazioni e, quindi, nuova conoscenza”.
Nuova conoscenza che si tradurrà in capacità di generare “nuovo valore” (anche dal punto di vista finanziario). Tuttavia, per poter sfruttare questi benefici, fondamentale sarà la nostra capacità di comprendere e, soprattutto, sfruttare le innovazioni che “vivono intorno a noi”.
Siamo nel bel mezzo di quello che potremmo anche definire come “un periodo storico di svolta”, la cui causa risiede nella pandemia generata dal Covid-19. Pensiamo, per un attimo, a ciò che è accaduto nel Nostro Paese nel momento in cui il virus ha iniziato a espandersi a macchia d’olio su scala mondiale: molti si sono ritrovati a “dover convivere” con un nuovo modo di svolgere tutto ciò che caratterizzava il quotidiano. Impiegati “costretti” a dover assolvere ai loro compiti in modalità smart working, studenti e classe docente “gettati” nella mischia del distance e così via.
Stravolgimento che nessuno avrebbe potuto immaginare.
Stravolgimento che, inevitabilmente, ha generato delle problematiche non semplici di affrontare e risolvere. Sino a qualche tempo fa il concetto di smart working (così come di distance e così via) non era presente nel vocabolario di molti di noi: il tutto si basava su di un modo di vivere, pensare e lavorare legato ad un mondo avvolto dall’analogico.
Pandemia che, quindi, è stata in grado di mischiare le carte in tavola.
Problematiche che, almeno per quanto riguarda il territorio italiano, erano e sono ancora relegate a quel “muro digitale” che non consente a tutti di espletare le proprie funzioni sulla rete in modo ottimale. Molti, infatti, risultano essere sprovvisti di una connessione stabile alla rete o, addirittura, non dispongono dei mezzi necessari per avviarsi al digitale o, ancora, non sono in grado di interfacciarsi con questo mondo virtuale.
Un primo alleato è rappresentato dal Piano Triennale 2020-2022: si tratta di uno strumento finalizzato alla promozione della trasformazione digitale del Nostro Paese e, in particolare, della Pubblica Amministrazione.
Alleato che, d’altra parte, non sarà in grado di generare benefici senza il nostro supporto. Essere in grado di cogliere questa opportunità consentirà non solo di procedere con la digitalizzazione di tutti quei servizi messi a disposizione dalla PA, bensì anche e soprattutto di porre le basi la realizzazione di una roadmap verso il digitale che interesserà sia ciascuno di noi, sia le nostre aziende, superando tutte quelle paure che caratterizzano il fenomeno legato all’avversione al cambiamento. Il tutto finalizzato al raggiungimento di un obiettivo comune: consentire al Nostro Paese di intraprendere la via, attualmente inesplorata, verso quella ripresa economica non ancora avviata.