La lotta al contante per contrastare l’evasione fiscale, contribuire all’abbattimento del debito pubblico e favorire il processo di transizione digitale tanto nei pagamenti quanto in tutti gli altri aspetti della vita quotidiana del nostro Paese, vedasi, ad esempio, lo SPID obbligatorio e la fine dell’era del PIN per certificare l’identità personale e accedere ai servizi pubblici, è una battaglia che sta generando un’articolata serie di misure proposte dal Governo italiano, fatta di molti incentivi, qualche passaggio a vuoto, e alcuni obblighi tesi a limitare la reale circolazione delle banconote. Questa sfida è comune a molti paesi europei e non solo, ma le “ricette” adottate sono a volte molto diverse e il bilanciamento tra incentivi, obblighi e sanzioni non è sempre così equilibrato. In Francia, ad esempio, rifornirsi di contanti agli sportelli automatici (bancomat) è diventato sempre più difficile dal momento che stanno letteralmente sparendo dalle vie delle città francesi, costringendo le persone a vagare per interi quartieri alla loro ricerca. Negli ultimi mesi in Francia, complice anche la quarantena, i prelievi sono calati di circa il 4% all’anno, come riportato dal quotidiano Nice-matin e ripresto da HuffPost. Con la quarantena, la percentuale di acquisti fatti dai francesi con metodi alternativi al denaro fisico è passata, secondo il Bank Card Group, dal 38% di prima della pandemia al 45% dalla fase-uno in poi. Ad incentivare questa nuova abitudine c’è stato anche l’innalzamento del limite dell’utilizzo del metodo contactless a 50 euro. In Francia, poi, è già abitudine diffusa pagare il conto del ristorante con sistemi elettronici per il 72% dei casi.
L’incentivo però più forte a questo passaggio è la letterale sparizione degli ATM (i DAB in francese), ritenuti ormai troppo costosi da sostenere per le banche che li stanno sopprimendo da tempo al ritmo del 2% l’anno. “Il motivo principale è che le assicurazioni per questi sportelli automatici sono salatissime”, spiega ad HuffPost un banchiere che opera da quasi trent’anni nel Paese. Per quanto non concordato tra banche e governo, il passaggio ad una economia cashless è certamente favorito da questa fattispecie, quantunque in Francia vi sia ancora l’obbligo da parte dei commercianti di accettare denaro contante (pena un’ammenda di 150 euro).
Attenzione, però, perché queste misure, volute e assecondate o meno dai rispettivi governi, potrebbero trovare un punto di svolta in una possibile sentenza della Corte di Giustizia europea. Secondo le conclusioni dell’avvocato generale della Corte di giustizia Ue, Giovanni Pitruzzella, in una causa che ha visto contrapposti due contribuenti tedeschi all’organismo di radiodiffusione dell’Assi per il diniego di quest’ultimo di accettare il pagamento del canone in contanti, le tasse si devono poter pagare in contanti. Impedirlo, lederebbe le fasce di popolazione più vulnerabili e sarebbe, di fatto, un ostacolo all’esercizio dei diritti fondamentali dell’individuo e all’inclusione sociale. Nella sua arringa, Pitruzzella ribadisce ovviamente l’ammissibilità delle limitazioni all’uso del contante (tese ad esempio a supportare la lotta all’evasione fiscale), ma mette anche in guardia sull’eliminazione del tutto della possibilità di avere accesso a questa possibilità di pagamento.
Certo, in alcuni paesi europei, tra cui, ad esempio, l’avanzatissima Svezia, i pagamenti in contanti sono addirittura rifiutati in vari negozi e per gran parte delle opzioni pubbliche, tuttavia, in questi, casi si tratterebbe – almeno così dicono le fonti governative – di una manifesta richiesta dei cittadini e quindi non si rientrerebbe nella fattispecie di un’utenza che si trova di fatto costretta a cambiare le proprie abitudini indirizzandole verso una digitalizzazione forzosa.