Da tempo, è diventato chiaro che il commercio elettronico avesse avuto una forte impennata nel corso degli ultimi mesi, tuttavia, per ora, nessuno aveva quantificato in maniera pragmatica quanto fosse effettivamente cresciuto. Ci ha provato lo U.S. Retail Index compilato da Ibm il quale ha stabilito che la crescita negli Stati Uniti equivale a un colpo di acceleratore di cinque anni rispetto alle previsioni pre pandemia. Un incremento che sorprende si ma fino ad un certo punto considerato che molti commentatori avevano previsto un balzo di anni per l’economia digitale nel suo insieme.
A fronte della crescita del commercio elettronico osserviamo il declino di quello fisico, almeno in questa fase. I dati di Ibm, infatti, indicano che si sta verificando undeclino molto più rapido per i grandi magazzini e i negozi fisici: nel primo trimestre del 2020, le vendite di questi retailer sono diminuite del 25% e nel secondo trimestre sono crollate del 75%, mentre l’e-commerce è balzato del 26%. Per l’anno intero, le perdite previste per il retail fisico superano il 60%; sul lato opposto, per l’e-commerce si stima una crescita di quasi il 20%. L’aspetto però ancora peggiore di questo fenomeno è – almeno stando ai dati italiani – che i consumi online non riescono ancora a compensare quelli offline. La soluzione necessaria a questo fenomeno è lo sviluppo di una più corposa omnicanalità del commercio tesa a fronteggiare una crisi di cui non si può ancora prevedere la fine.