Di Francesca Rossetti
Made in Digitale è la prima fiera italiana digitale in corso in questi giorni e per saperne di più la parola a Marialaura Nazzaro, una delle organizzatrici.
Come nasce l’idea di Made in Digitale e a chi si rivolge?
Made in Digitale nasce in risposta alle restrizioni ed alle problematiche emerse con l’emergenza Covid.
Ci siamo trovati in un momento in cui il commercio interno e soprattutto estero si sono completamente fermati. Le fiere internazionali sono state annullate o posticipate al prossimo anno. Da qui è nata l’idea di creare una fiera completamente digitale in cui le aziende potessero esporre e vendere i propri prodotti attraverso un e-commerce dedicato, entrare in contatto sia con i consumatori che con buyer, grossisti ed importatori, il tutto corredato da una serie di webinar con personaggi di spicco del mondo dell’innovazione, del digitale e dell’export.
Crediamo fortemente che questo evento possa essere la dimostrazione di come l’on-line e l’off-line debbano andare di pari passo in un momento storico molto complesso ed in continua evoluzione.
L’evento si rivolge alle PMI di diversi settori (Food & beverage, Casa e Arredo, Salute e benessere, abbigliamento e accessori ed artigianato ed handmade) che vogliono far conoscere la propria storia ed i propri prodotti ed entrare in contatto con nuovi clienti e fornitori.
Com’è cambiato il settore dell’ecommerce dopo il Covid e come si pone l’Italia rispetto agli altri Paesi del mondo?
L’ e-commerce ha assunto e sta assumendo un ruolo fondamentale a seguito dell’emergenza Covid. Credo che ormai sia impensabile che un’azienda ed un’attività commerciale non abbiano un proprio e-commerce o non si appoggino a marketplace che consentano di vendere i propri prodotti on line.
Credo che però l’Italia sia molto indietro su questo argomento e che l’e-commerce sia stato sempre visto come un di più nelle imprese e non come parte integrante di una strategia complessa che aiutasse le aziende ad affermarsi con successo on line. C’è da dire che il governo sta cercando di incentivare le aziende a dotarsi di strumenti di e-commerce attraverso incentivi fiscali, voucher ecc., purtroppo quello che manca nelle aziende, a volte, è una vera e propria cultura digitale.
Quali azioni vanno incentivate per promuovere l’internazionalizzazione delle PMI?
Le azioni utili a promuovere l’internazionalizzazione sono tante, dal supporto nella partecipazione a fiere o eventi internazionali, all’informazione su argomenti più tecnici inerenti all’export come la fiscalità internazionale, le dogane o supporto linguistico da un punto di vista commerciale.
Credo che la cosa principale sia però la necessità di diffondere tra le imprese italiane una cultura di rete.
Le PMI italiane hanno una struttura troppo piccola per affrontare da sole dei mercati internazionali complessi e ad elevato potenziale come gli Stati Uniti, la Russia, il Giappone o gli Emirati Arabi. In questo caso è necessario presentarsi sotto forma di rete innanzitutto per aumentare i potenziali volumi di vendita e poi per dividere costi ed oneri.
Il ruolo delle Associazioni di categoria, quali Confcommercio e Confesercenti
Queste associazioni, come tutte le altre, svolgono un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura dell’internazionalizzazione e nell’obiettivo di creare rete tra le aziende, come dicevo prima. Devono far superare una mentalità personalistica e cercare di unire quante più possibili aziende intorno ad un obiettivo comune.