di Ruggero Alcanterini
Questo è il giorno in cui lo sport italiano deve interrogarsi su che senso abbia il sacrificio di milioni di quadri volontari , di dirigenti e di tecnici, di animatori, che da decenni hanno operato ed operano perché la pratica sportiva si affermi come una cultura del buon vivere. Ieri , ad ottantotto anni, è scomparso Ugo Ristori, sino al 1982 Presidente dell’UISP e da ultimo Segretario Generale dell’Accademia Olimpica: una vita intera dedicata con competenza e gentilezza ad una causa nobile, che molti di noi hanno condiviso e condividono, a fronte di un mondo complicato e stupidamente sordo, sinora addirittura riottoso ad ogni ragionevole sollecitazione riformista, affinché il merito e la competenza di affermino nell’interesse della collettività. Ristori ci lascia con la Stella d’Oro al Merito Sportivo sul petto, ma lasciando un fardello che tocca raccogliere ed un percorso ancora da completare su di una via accidentata. E sempre ieri, Daniele Masala, oro olimpico e mente d’eccellenza, ha raccolto l’ennesimo testimone di una staffetta infinita, eletto Presidente della Tevere Remo, uno dei più antichi sodalizi all’origine dello sport capitolino e caposaldo di quello nazionale. Il nuovo incarico, qualcosa di più di un semplice avvicendamento, forse un segnale di cambiamento, un positivo auspicio per un futuro diverso, una inversione di tendenza che potrebbe contaminare altre assemblee e determinare nuovi orientamenti d’indirizzo, andando oltre il settore sportivo. Ed affermo questo, perché di un cambio di metodo e di passo c’è vitale bisogno. Perché oggi siamo a celebrare la riapertura dei giochi in senso lato, piuttosto che l’effettivo inizio lavori degli Stati Generali dell’Economia nel Casino Algardi, che fu luogo di delizie per i Pamphilj e Donna Olimpia Maidalchini. Perché è chiaro che la posta in gioco è bel altro che la discussione dei sei punti in centoventisette pagine del Rapporto Colao, unica pietra angolare sul tavolo. Perché la partita vera da disputarsi non sarà certo quella tra Juve e Napoli per la Coppa Italia, ma ben altro. Perché ripartono le attività e i servizi in salsa anti COVID, con regole mal sopportate e la polizia strattonata da collettivi verniciatori ringalluzziti da planetarie proteste antirazziste. Perché riparte lucidamente la “marmotta ribelle” Alessandro Di Battista, che suona la diana in vista di un traguardo pentastellato diversamente configurato, dopo la doppia esperienza governativa gialloverde e giallorossa, con la pervasiva presidenza dell’ex consulente Giuseppi Conte. Perché riparte Beppe Grillo e si svegliano gli alleati di Governo del PD, Italia Viva e LEU. Perché Massimo Gilletti continua a martellare sui fianchi il Ministro Bonafede per la vicenda DAP e i “domiciliari” anti COVID, mentre Travaglio non attacca ma difende, ricontestualizzando la storia coloniale di Montanelli. Perché ripartono gli eccessi assessorili da pulsioni ormonali e gli abbracci agonistici, anzi i cazzotti veri, seppure distanziati, purché amatoriali. Perché si preannuncia con tanto plexiglas e poca attività motoria la riapertura delle scuole, mentre si annunciano altri bonus per l’emergenza, si rimettono in discussione i redditi di cittadinanza e i “navigatori” in funzione dell’inserimento al lavoro latitano in smart working. Perché, unica nota alta, il preludio ad un coinvolgimento responsabile dei giovani per il futuro loro e del Paese, degli “Erasmus” e dei “Millennials” con l’avvio virtuale e virtuoso di “Quale Futuro”, lodevolmente promosso con il Ministero per le Politiche Giovanili e lo Sport, non a caso, è stato nobilitato da un incisivo intervento del Capo dello Stato,