di Ruggero Alcanterini
Per chi come me ha conoscenza del mondo atletico, la ripartenza rappresenta una incognita angosciosa, perché è l’unica alternativa possibile, dopo una prima partenza falsa. Diciamo che alla terza si viene buttati fuori dalla competizione e questo rappresenta poi il buio, senza se e senza ma. Adesso, che stiamo di nuovo sui blocchi e pronti al via per il prossimo lunedì 18 maggio, ci stiamo caricando di adrenalina, con un mix di sentimenti tra la rabbia e il dubbio, il desiderio e la rassegnazione, pronti alla sfida, ma nella consapevolezza globalizzata di un rischio relativamente calcolato. Infatti questi sono i motivi dell’algoritmo incostante che regola decisioni e comportamenti tra amministratori ed amministrati, nel dubbio circa la distanza da percorrere e sugli ostacoli da superare. Se non fosse per gli aggiornamenti continui, che ci tempestano le meningi e che ci mettono di condizione di valutare lo stato reale delle cose, parametrandolo con il pregresso storico, con quello che capitò per pestilenze e spagnola, noi non avremmo nemmeno adottato con la necessaria determinatezza il rigore della Fase Uno, ma avremmo manifestato scetticismo e usato la prudenza riservata alle affezioni stagionali, affrontando riottosamente la catastrofe, giustificando le evidenze e mitigando i dati, come del resto è un po’ capitato in giro per il mondo, con leader che hanno rimosso e continuano a rifiutare l’evidenza. La catastrofe economica non è meno temuta del male oscuro, ne siamo minacciati e le scadenze della politica, i lati scomodi della democrazia o quelli comodi dei regimi anti, tendono a rifiutare la subalternità alla natura, anzi insistono senza mezzi termini a violentare stupidamente l’ecosistema che, prima che poi, restituisce con gli interessi gli sgarbi subiti. Volete sapere cosa mi lascia stupito? Beh il fatto che nessuno si chieda cosa capiterà con la fase tre e quattro dell’economia globale, basata su meccanismi che presuppongono di base una componente cui stentiamo a dare un valore monetario, ma che è fondamentale, quella della salute. Diversamente, tutto si complicherà sino alla esplosione del sistema, basato sin qui su numeri in crescita e riduzione di spazi vitali, quindi sino alla conseguente implosione per quello che finirà per essere regolato con numeri in decrescita e ampliamento geometrico dei contesti . E allora? Allora ne consegue che i sette miliardi di umani finiranno per saturare nel breve termine le risorse del Pianeta e se ne devono sin d’ora immaginare le conseguenze, anche le peggiori, da Giudizio Universale. Altro che preoccuparci della ripresa di questo o quel Campionato, qui gli umani si giocano la partita della sopravvivenza e forse è venuto davvero il momento di riflettere, di riconsiderare i valori reali e mettere da parte gli effimeri, come potrebbe capitare per un soprassalto di saggezza anche per lo sport italico, quello che dovrà aumentare sempre di più il suo strabismo, con un occhio al pesce della prevenzione salute e l’altro al gatto del business e del professionismo, quello che adesso soffia tutta la propria insofferenza per la fase due, con i rischi della ripartenza.