Sapete che mi passa per la mente? Che tutto sommato, i nostri progenitori avevano le idee più chiare delle nostre. Proviamo ad attivare la macchina del tempo e a misurare il bene più prezioso, quello delle idee, della cultura e della storia che abbiamo alle spalle, come patrimonio non soltanto materiale, ma anche immateriale, genetico, di cui dobbiamo tenere conto e menare vanto. Ecco che, tornando indietro di un paio di millenni, intorno all’anno zero dell’era cristiana, ritroveremmo quella bussola che forse abbiamo dimenticato in soffitta, ma che dovremmo recuperare assolutamente, per capire chi siamo, quando valgono la nostra storia, la nostra posizione strategico-geografica, quanto potrebbero cambiare i giochi, solo che lo volessimo, recuperando il nostro ruolo naturale, che ovviamente richiede capacità politica, valenza che nel nostro Paese è venuta meno negli ultimi trent’anni. La politica è stata demonizzata, vilipesa, derisa, ridotta ai minimi termini e invece dovrebbe tornare con la P maiuscola, essere assolutamente recuperata come materia fondamentale d’interesse collettivo. Insomma la “polis” va rimessa seriamente in campo, se vogliamo cavare le gambe con vantaggio dal trappolone in cui ci hanno cacciati. Dunque, proviamo a spostare il baricentro da Bruxelles, Berlino e Francoforte a Roma, sì a Roma, avete capito bene. Diciamo che possiamo immaginare un ritorno al Mediterraneo come crogiolo, da cui generare soluzioni. In effetti, l’idea politica di Europa, allargata al bacino mediterraneo, lungo le sponde africane ed asiatiche, quella appunto dei nostri illustri progenitori non era sbagliata, tanto da consolidare elementi di vantaggio comune, di cui rimane ad oggi imperitura traccia. Non a caso il TCEE, che ha istituito la Comunità Economica Europea fu firmato a Roma il 25 marzo 1957 ed era stata preceduta dalla Conferenza di Messina nel giugno del 1955, auspice il nostro Ministro degli Esteri, Gaetano Martino. So che in questo momento tutti sono rapiti dalla urgenza di percepire dalla BCE miliardi di Euro a qualsiasi costo, nella prospettiva di un PIL in caduta libera, che ci vede negativamente secondi soltanto alla anemica ed ipotesa Grecia, reduce dall’accanimento terapeutico della Troika. So che certe visioni possono apparire fuori del reale contingente, ma anche che – se non si ha il coraggio di pensare alternativo – si corre il rischio delle vittime predestinate, proprio in base ad altre visioni ed altrui disegni. Prima di rinviarvi ad un’altra puntata per un ragionamento più ampio, voglio invitarvi a riflettere sul fatto che non soltanto per le risorse culturali, climatiche e turistiche, ma anche per quelle energetiche (vedi gas e petrolio) il Mediterraneo è il vero scrigno, in cui è riposto il tesoro dell’Europa. Vogliamo che a gestire flussi economici, militari, industriali, culturali ed antropici derivanti da destabilizzazioni artate e influenze esterne (USA, Russia, Cina, piuttosto che lobbies economiche multinazionali) continuino a mestare, impoverendo ed invelenendo vieppiù il nostro contesto ? Dunque, vista l’aria che tira, a chi cerca di spingerci nella scomoda funzione di area tampone, declassati dal rating, condannati alla Serie B e prossimi all’esproprio, dobbiamo rispondere senza indugi e mezzi termini, pensando al contrario di essere potenziali leader di una dinamica diversa, che rilanci gioco e spirito europeo con un assetto diverso, sino alle più ambiziose conseguenze. E come amava dire Pertini, a brigante, brigante e mezzo !
Il vero valore dell’Eurovittoria
di Ruggero Alcanterini Ieri, durante il ricevimento degli “azzurri” di calcio atletica e tennis a Palazzo Chigi, Mario Draghi ha...
Leggi ancora