Quando il mese scorso Singapore ha lanciato la prima app per smartphone per identificare e avvisare le persone che avevano avuto contatti con portatori dell’infezione da covid19, la città-stato di circa 5,7 milioni di persone aveva 385 casi di infezione.
Oggi, anche se i casi nel Paese – che è in lockdown – sono aumentati di oltre 9.000, solo una persona su cinque ha scaricato l’app, TraceTogether, che utilizza i segnali Bluetooth per registrare quando le persone sono state vicine l’una all’altra.
Il numero modesto in un Paese esperto di tecnologia in cui la fiducia nel governo è elevata mostra le sfide che devono affrontare le autorità sanitarie pubbliche e gli esperti di tecnologia di tutto il mondo che stanno cercando di uscire dai blocchi e ritengono che le app di tracciamento dei contatti possano svolgere un ruolo importante nel rilancio delle economie.
Alcuni paesi, tra cui la Corea del Sud e Israele, utilizzano metodi di tracciamento dei contatti ad alta tecnologia che prevedono il monitoraggio della posizione delle persone tramite reti telefoniche. Tuttavia, tali approcci centralizzati e basati sulla sorveglianza sono considerati invasivi e inaccettabili in molti paesi per motivi di privacy.
L’approccio Bluetooth, perseguito in varie fasi dai governi di Europa e America Latina, nonché in Australia e in molte nazioni asiatiche, richiede che la maggioranza delle persone in un’area geografica lo adotti affinché sia efficace.
Un’app in India, ritenuta la seconda al mondo ad essere stata pubblicata dopo quella di Singapore, ha raggiunto 50 milioni di download su telefoni Android. Questa è una piccola parte della base di utenti smartphone indiani di 500 milioni, per non parlare della popolazione di oltre 1,3 miliardi. Il fatto è – come affermano alcuni esperti – che questo genere di app richiedono un certo sforzo al singolo utente senza che, spesso, si accorgano in maniera tangibile del valore stesso di cui stanno fruendo.
Il primo ministro di Singapore Lee Hsien Loong ha annunciato martedì scorso nuovi sforzi anti-virus e ha dichiarato che “avremo bisogno della collaborazione di tutti per installare e utilizzare” app come TraceTogether, senza però citare l’obbligatorietà della app. Gli sforzi profusi a Singapore, in India e altrove sono ancora agli inizi. Inoltre, è evidente come le app dispieghino il loro vero valore nel momento in cui le misure restrittive circa gli spostamenti vengono allentate.
La Ferrari, ad esempio, sta lanciando un’app di tracciamento dei contatti volontaria come parte del suo programma per riaprire in sicurezza le sue fabbriche.
In Australia, il governo ha suggerito che tali app potrebbero essere obbligatorie, sebbene tale approccio non incontri affatto i favori dei governi e dei sostenitori della privacy europei. Le app basate su Bluetooth sono progettate per essere più rispettose della privacy rispetto alle tecniche di tracciamento che utilizzano i dati GPS o cellulare. Se una persona risulta positiva a COVID-19, le persone che le sono state vicine possono essere avvisate tramite i loro telefoni. L’app in India ha anche altre funzioni e utilizza i dati GPS per identificare i cluster di infezione.
Alcune persone a Singapore e in India affermano di essere disposte a utilizzare tale app, anche a un costo della loro privacy. Tuttavia, in India, così come in Europa, la questione della privacy sta assumendo un valore particolare, in questo caso soprattutto per quanto concerne il rapporto con la comunità musulmana. “C’è sempre un elemento di dubbio quando il governo ti chiede di divulgare informazioni personali”, ha dichiarato Harish Iyer, un attivista indiano per i diritti LGBT che non ha scaricato l’app. Il governo indiano ha appoggiato pesantemente l’app Aarogya Setu, inviando e-mail a società come Facebook e Google chiedendo loro di promuovere l’app, ha detto un funzionario del ministero IT indiano. Anche il primo ministro Narendra Modi ha raccomandato alle persone di scaricarla.
Singapore non ha spinto Trace Together così pesantemente fino ad oggi, anche se i commenti del Primo Ministro di martedì suggeriscono che questa impostazione stia cambiando.
In questa fase, in cui l’allentamento delle misure di lockdown si sta facendo più una necessità sociale, psicologica e, soprattutto, economica, l’utilizzo di questo genere di app – unite a una particolare attenzione e a test a tappeto – risulta essere la soluzione più efficacemente percorribile per riuscire ad affrontare tale periodo. I timori relativi alla privacy sono legittimi ed è necessario ascoltarli così come è necessario anche pensare alla necessità di salvaguardare il bene comune che potrebbe essere messo seriamente in pericolo da una seconda, e verosimilmente persino peggiore, ondata di contagi.