di Ruggero Alcanterini
Nel pensare ai primi consigli dati pubblicamente per contrare la diffusione del contagio, all’idea che la piega del gomito e il metro di distanza potessero sostituire le mascherine, non saprei se ridere o piangere. E’ chiaro che con una sanità messa in ginocchio dai tagli ai budget, anziché essere rigenerata da buone prassi amministrative, altro non sarebbe stato impossibile fare. Eppure, chi ha la responsabilità della denuncia, oltre che della proposta, avrebbe dovuto quantomeno segnalare il rischio teorico di una possibile ecatombe in caso di pandemia da virus, quindi di provvedere per tempo con un piano di prevenzione.
Sappiamo che, per questo stesso motivo, la maggior pare dei paesi hanno dovuto pagare un pesante prezzo in vittime, che questa vicenda legata alla insorgenza del COVID 19 non avrà breve durata e che le nostre abitudini resteranno comunque mutate per molto tempo ancora, anche dopo il cessato allarme, diciamo ben oltre la enfatizzata “Fase 2”. Da quando nel 1971 il Vice Sindaco di Tel Aviv, Beniamino Fortis, laburista, milanese di origine e colonnello della Riserva, mi spiegò quale fosse stato il segreto vincente della Guerra dei Sei giorni, appena quattro anni prima, io conservo un preciso incipit sul concetto di prevenzione. Del resto, parlando del contrasto al Coronavirus, si ricorre o no all’idea di una guerra, di un conflitto difficile da combattere contro un nemico pressoché invisibile e relativamente conosciuto? Bene, dunque mi sembra calzante la predisposizione preventiva al contrasto di un attacco, ponendo negli armadietti dei medici e del personale paramedico, tute, maschere, guanti, caschi, gel e kit per analisi, oltre a protezioni per urgenze con pazienti a rischio, piuttosto che mitra, bombe, elmetti e giubbotti.
Allora, Fortis aggiunse che in sessanta minuti tutto l’esercito dei riservisti sarebbe stato in grado di raggiungere check point predisposti ed essere immediatamente operativo, perché continuamente addestrato all’emergenza. Dunque, né più, né meno di quello che servirebbe per una emergenza sanitaria, coinvolgente cittadini anch’essi educati, muniti tutti di dispositivi da tenere in casa come l’alcool denaturato e l’aspirina. Dunque, adesso occorre un cambio di passo deciso. per dare il giusto peso anche alle implicanze legali, oltre che sociali, alle necessità di tutela, ai giusti risarcimenti di chi è stato o rimarrà vittima del dovere o del contagio per motivi di inadeguata o mala sanità, di carente assistenza in luoghi da tutelare e proteggere in termini di sicurezza, come nosocomi, ospizi, uffici pubblici, trasporti, ambienti di lavoro. Al riguardo, la invocata discesa in campo del collaudatissimo Osservatorio Nazionale Amianto, che oggi si annuncia con una importante dichiarazione del suo Presidente, Avv. Ezio Bonanni, può essere considerata esemplificativa di quanto e cosa comporta in termini di responsabilità oggettiva un evento come quello legato appunto al COVID 19, paragonabile alla catastrofe sociosanitaria per le patologie da asbesto. Bonus, sconti, agevolazioni e rinvii amministrativi, impazziti nella maionese informatica dell’INPS, rappresentano cerotti e palliativi per ferite profonde. Diversamente, proviamo a leggere con attenzione quello che ci ricorda l’ONA e poi cominceremo a renderci pienamente conto del guaio in cui ci troviamo e di come in qualche modo uscirne.