Alla fine, sarà il digitale a salvarci tutti. Questa è la convinzione di fondo che serpeggia tanto negli ambienti istituzionali quanto – in misura crescente – nelle famiglie italiane. Il problema per tutti noi è il fatto di non avere una data di scadenza certa sulle misure restrittive e di contenimento prese dall’esecutivo. Se avessimo dei giorni da contare o un obiettivo da raggiungere tutto sarebbe più facile: banalmente ce ne faremmo una ragione e attenderemmo il trascorrere del tempo. In questa situazione invece, non abbiamo certezze e tutti stanno ora ben cauti dal darne per evitare chi allarmismi chi illusioni, abbiamo solo un sottinteso scopo di far rallentare il contagio con ogni mezzo accessibile. Nel frattempo, rimaniamo sospesi nelle nostre vite in attesa di poter riprendere quella che abbiamo considerato normalità – nel bene e nel male – fino a qualche giorno fa. Il pericolo più grande, considerati gli avvenimenti contingenti è arrivare a considerare questa attuale condizione come normale, abituarsi si farci l’abitudine no.
L’obiettivo più stringente di questa fase è doppio: superare l’emergenza sanitaria da un lato e resistere alle pressioni interne di ciascuna famiglia dall’altro.
Per entrambe queste problematiche, la soluzione è il digitale.
Nella gestione dell’emergenza, più o meno corretta che sia, l’Italia ha fatto una netta scelta di campo che la differenzia fin da subito dagli approcci di molti altri paesi coinvolti: nessuno deve essere lasciato indietro. Questa è l’essenza del welfare state e di un servizio sanitario che diventa a tutti gli effetti un diritto universale pur nelle difficoltà.
Tuttavia, non possiamo permetterci, per il benessere di entrambe le fattispecie citate, di prolungare eccessivamente l’attuale stato di cose.
La necessità è ripartire in sicurezza e per farlo è necessario mettere in campo tutto il digitale possibile, così come, ad esempio hanno fatto da altri paesi del mondo che vengono oggi citati da Vittorino Ferla su Linkiesta (https://www.linkiesta.it/it/article/2020/03/16/coronavirus-governo-digitale-modello-corea/45856/).
Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Hong Kong hanno tutti utilizzato strumenti digitali di prevenzione e monitoraggio dei potenziali focolai di infezione, anche a scapito di qualche contingente restrizione di alcune norme per la privacy per il bene pubblico. Il risultato è stato che in questi paesi l’epidemia è stata prontamente contenuta senza produrre sostanzialmente alcun tipo di danno né alle persone né alle economie locali.
Per la sostenibilità sanitaria ed economica del nostro Paese sarebbe necessaria la tracciabilità dei contagiati e dei loro spostamenti per soffocare prima ancora che si manifestino nuovi possibili focolai di contagio. In Italia, abbiamo ormai evidenze che l’autocertificazione non ha prodotto alcun effetto positivo, ciò non deve essere necessariamente solo la conseguenza di comportamenti dolosi ma anche di inconsapevolezza di ciascuno di noi di essere entrati in contatto con persone già coinvolte dal virus.
Una volta arrestato il virus grazie all’apporto degli strumenti innovativi, il digitale può diventare un alleato anche per l’economica.
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha anticipato il possibile scenario dei mesi futuri, quantificando la diminuzione del pil dell’Italia di oltre lo 0,2% e sottolineando quindi una probabile revisione al ribasso delle stime attuali di crescita 2020, oggi pari a 0,6%. Tali previsioni negative derivano dal fatto che le regioni maggiormente interessate dal contagio (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) sono anche quelle che dal punto di vista economico pesano di più sul mercato nazionale. Oltre alla catena dei contagi, diventa vitale interrompere anche il domino del crollo economico che potrebbe coinvolgere l’Italia.
Gli incentivi del Governo, a questo, punto devono essere strenuamente indirizzati a sostenere e favorire l’innovazione di un sistema produttivo spesso attardato e che ora riceve il salatissimo conto dei mancati rinnovi degli ultimi anni.
Gli italiani sono in grado di dare il meglio di loro in presenza di situazioni di emergenza e anche questa volta non fa certo eccezione.
L’obiettivo cui dobbiamo mirare non può essere solo quello di salvare la popolazione dal morbo ma anche quello di garantire un futuro al nostro sistema produttivo e, quindi, a tutta la popolazione italiana perché dopo le tenebre arriverà una nuova alba e dobbiamo essere pronti a sostenere le sfide che ci saranno proposte con ottimismo e non più con ansia.