Ogni giorno che passa, la crisi sanitaria da Coronavirus sta sempre più trasformandosi in una crisi economica che colpisce, indiscriminatamente così come il virus, ogni Paese. Allo stesso modo dell’epidemia virale, quella economica produce effetti e sintomi diversi a seconda dello stato di salute del paziente, passando da un livello lieve ad uno grave.
È chiaro, quindi, che lo stato di salute pregresso dell’economia nazionale sia un parametro fondamentale da cui partire e che può solo peggiorare in particolari condizioni di stress.
Nel caso specifico, l’Italia sembrerebbe essere (vuoi per una maggiore attenzione nei controlli, vuoi per un’iniziale diffusione incontrollata) uno dei principali epicentri mondiali del contagio e ciò sta producendo drammatici effetti per tutta una serie di filiere, dai trasporti al turismo, dalle costruzioni al commercio fino anche ad alcuni dei servizi essenziali.
La recentissima ricerca del Cerved Rating Agency stima che se l’epidemia non sarà fermata nel giro di pochissimi mesi un’azienda italiana su dieci è a serio rischio di fallimento. Uno scenario terribile cui va affiancato l’inevitabile taglio delle stime sulla crescita del PIL che potrebbe entrare addirittura in campo negativo.
Per evitare che una crisi così profonda possa davvero verificarsi è necessario intervenire celermente con interventi decisi e shoccanti.
Oggi, ad esempio, il presidente di Confindustria Boccia ha invocato nel corso di un’intervista radiofonica lo “Sblocco delle infrastrutture in chiave italiana ed europea finanziandole con eurobond e attivazione di una ‘questione credito’ in modo da accompagnare le imprese in questa fase di transizione potenziando il Fondo di Garanzia”. Il presidente di Confindustria sottolinea la necessità di iniziative straordinarie commisurate al momento critico che stiamo vivendo.
Il nostro Paese, tuttavia, non può essere lasciato da solo ed è quindi naturale che le iniziative debbano essere concertate a livello europeo anche perché l’emergenza riguarda tutto il continente e non semplicemente questo o quel paese specifico. Per questo motivo l’auspicio di Boccia è quello che si verifichi un piano di investimenti europeo “con una dotazione rilevante” facendo “un salto di qualità” ovvero utilizzando mezzi innovativi come gli eurobond. Un investimento di 3 miliardi di euro da fare nell’immediato, nei prossimi mesi, ha aggiunto Boccia, sarebbe una “reazione dell’Europa” alla situazione economica. L’UE, in queste settimane è posta al centro di una morsa, l’emergenza virus da un lato e quella degli sfollati che, dietro ricatto economico, transitano per la Turchia. Una situazione critica che richiede misure eccezionali.
Da più parti, ormai, si invoca una presa di coscienza e responsabilità da parte di tutta l’Unione Europea che se vuole sopravvivere e tenere fede ai propri principi fondativi deve necessariamente farsi carico di un pericolo collettivo che coinvolge tutti. È per questo è necessario che (finalmente) venga realizzato un sistema di euro bond. Come scritto anche su Repubblica da Marcello Esposito, economista e insegnante di International Financial Markets presso l’Università Cattaneo di Castellanza, “non possiamo crogiolarci nell’illusione che tutto finisca nel giro di un paio di settimane, non solo l’Italia ma l’Europa nel suo complesse dovrebbe prepararsi ad un impatto più vicino al punto percentuale di PIL che non agli zero virgola di cui si legge in alcuni report”.
Politicamente parlando, l’iniziativa non comporterebbe conseguenze negative per nessuno, anche perché gli interventi cautelari presi in una determinata area comportano benefici diffusi per tutti, anche per coloro che non hanno fatto alcunchè. È ovvio, quindi, che suddividere la spesa sarebbe un doveroso gesto di solidarietà per il bene collettivo.
Siamo di fronte a quella che non è solo la più importante crisi sanitaria europea degli ultimi decenni ma anche la più importante sfida per la sostenibilità stessa dell’intera Unione. Se non capiamo che questa è una partita comune e ci lasciamo sopraffare dal nuovo “razzismo sanitario” non sarà solo l’Italia a perderci ma tutti a catena saranno coinvolti da un tracollo che avrà sempre più i connotati di una disfatta politica già prima, e a prescindere, da quella economica, sociale e sanitaria.