Talvolta, ci sono delle storie nel mondo della finanza che si intrecciano con la Storia del nostro Paese e che, pur nella loro dimensione ridotta, rappresentano delle vere e proprie eccellenze a livello nazionale e non solo. È il caso, ad esempio, della Banca Capasso, un piccolo istituito di credito nato nel 1912 in provincia di Caserta e che funge da polo del credito per molte imprese e cittadini locali. Questa banca ha, però, una caratteristica molto particolare: è in utile da ben 107 anni attraversando temperie di ogni tipo tra cui guerre e crisi finanziarie anche molto gravi.
La Banca Capasso è ha trazione familiare ma questo non le impedisce di essere un punto di riferimento per l’economia locale di tutta l’area anche in virtù delle competenze acquisite anche presso la vigilanza della Banca d’Italia da parte di uno dei membri della famiglia.
Possiamo addirittura parlare di un “modello Capasso” che ha portato al successo una banca e una famiglia che, pur non facendo del proprio lavoro una missione, è riuscita a crescere e superare i decenni.
Il modello di gestione oculata della banca parte fin dal vertice. Se, ad esempio, presidente e amministratore delegato desiderano dei benefit non gravano sulla banca ma provvedono autonomamente. Salvatore Capasso, amministratore delegato dal 2000, ha lo stesso stipendio da anni: 81 mila euro annui più buoni pasto da 3 euro. Conosce tutti, si sposta in bicicletta.
Anche la Banca d’Italia conferma i giudizi positivi per la Banca. “La valutazione, nel complesso positiva – si legge nel bilancio 2018 – è ascrivibile ad una robusta dotazione patrimoniale, una favorevole situazione di liquidità ed un’esposizione ai rischi complessivamente non elevata… pur sussistendo ambiti di miglioramento”.
“Noi cerchiamo di assecondare e favorire lo sviluppo del territorio di cui siamo parte – dice Capasso – ai dipendenti diamo premi di rendimento ma non li sto a stressare per raggiungere a tutti i costi gli obiettivi, andiamo avanti con il buon senso delle cose anche se oggi il buon senso si scontra con le regole del mercato”. Cioè i tassi zero che vuol dire salti mortali per fare i bilanci, l’adeguamento tecnologico, il digitale che galoppa. “I nostri paesi si stanno spopolando – aggiunge Capasso – i giovani vanno via: li abbiamo cresciuti anche noi con il libretto di risparmio ma poi vanno a Milano a Roma e all’estero, si fanno il conto là …”.
Inoltre, la Banca offre una futuribilità invidiabile ai propri clienti. Infatti, il CeT 1, il parametro che misura la solidità patrimoniale è al 41,5% quando il minimo richiesto è l’8%. Una situazione ideale per gli investimenti tecnologici, perché la Banca Capasso non si ferma ma, anzi, si rilancia per altri 107 anni di successi.