Il tema del riconoscimento facciale è di stretta attualità. Il bilanciamento tra la tutela della privacy e la necessità di sicurezza rimane al centro delle agende politiche europee e statunitensi.
Tuttavia, poche settimane fa, il distretto scolastico della città di Lockport ha attivato questo genere di tecnologia per monitorare chi si aggira nella proprietà delle sue otto scuole, diventando il primo distretto scolastico pubblico noto a New York ad adottare il riconoscimento facciale e uno dei primi nella nazione, scaturendo le proteste di numerosi genitori del posto i quali denunciano che così facendo i loro figli sono stati trasformati in topi la laboratorio che svolgono un esperimento in cui sono privati della privacy. La decisione sottolinea come il riconoscimento facciale si stia diffondendo in tutto il paese e venga implementato in nuovi modi negli Stati Uniti, mentre i funzionari pubblici si rivolgono alla tecnologia in nome della sicurezza pubblica.
Alcune città, come San Francisco e Somerville, in Massachusetts, hanno vietato ai loro governi di usare la tecnologia, ma sono eccezioni. Più di 600 forze dell’ordine hanno iniziato a utilizzare la tecnologia di una società, Clearview AI, solo nell’ultimo anno. Anche gli aeroporti e altri luoghi pubblici, come il Madison Square Garden di Manhattan, l’hanno adottata.
Le scuole attualmente rappresentano la nuova frontiera e quanto avvenuto a Lockport riassume lo scontro tra sostenitori e oppositori.
Robert LiPuma, direttore tecnologico della Lockport City School District, ha dichiarato di ritenere che se la tecnologia fosse stata installata alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, l’attacco mortale del 2018 non sarebbe mai potuto accadere.
Ma gli oppositori affermano che le eventuali pregiudiziali non mitigano gli eventuali benefici derivanti dall’adozione di questa tecnologia.
“Sottoporre i bambini di 5 anni a questa tecnologia non renderà nessuno più sicuro, e non possiamo permettere che la sorveglianza invasiva diventi la norma nei nostri spazi pubblici”, ha affermato Stefanie Coyle, consulente educativa per la New York Civil Liberties Union. “Ricordare alle persone le loro più grandi paure è una tattica improduttiva, intesa a distrarre dal fatto che questo prodotto è discriminatorio, non etico e non sicuro.”
Il riconoscimento facciale può essere uno strumento di sicurezza estremamente valido ma rimane il dubbio se per avere maggiore sicurezza sia necessario rinunciare a parte della propria indipendenza. Il dilemma finale è, però, fino a che punto siamo disposti a spingerci?