di Pierfrancesco Malu
Lo scontro sui dazi non riguarda soltanto Cina e Stati Uniti, ma vede ancora protagonisti quest’ultimi con in paesi dell’Unione Europea. L’oggetto del contendere sono sempre i big tecnologici USA i cui proventi vorrebbero essere tassati da alcuni paesi del Vecchio continente.
Già da alcuni mesi Francia e Italia si sono schierati in prima linea su questo tema ma, proprio in questi giorni, la Francia si è vista costretta a fare un passo indietro.
Infatti, dopo che il governo degli Stati Uniti ha minacciato fino al 100% delle tariffe sui beni francesi per un valore di 2,4 miliardi di dollari, compreso il vino, il presidente americano Donald Trump e quello francese Emmanuel Macron hanno concordato una tregua per un anno.
Ricostruendo brevemente quanto avvenuto, nel dicembre 2019, il governo degli Stati Uniti aveva proposto tariffe aggiuntive fino al 100% sui beni francesi, tra cui vino, formaggio e borse, come ritorsione dell’imposta sui servizi digitali in Francia. Soprannominata GAFA (acronimo di “Google, Apple, Facebook e Amazon”), l’imposta digitale francese imporrebbe un prelievo del 3% sul totale delle entrate annuali delle maggiori società tecnologiche globali che forniscono servizi ai consumatori francesi.
Source: https://www.federvini.it/estero-cat/1847-dazi-usa-firmata-la-tregua-sui-vini-tra-macron-e-trump.
Tale condizione è stata evidentemente considerata eccessiva per Trump che è passato al contrattacco costringendo Macron a dichiarare tramite twitter che era in corso un fitto dialogo tra i due paesi per evitare un’escalation di dazi.
Lo scontro rischia di fiaccare l’economia europea e di creare, tuttavia, un pericoloso precedente che riguarda questo genere di imprese. In occasione del WEF in corso a Davos, il Presidente del Parlamento UE David Sassoli ha preso una posizione netta riguardo le minacce di Trump dichiarando: “Pagare le tasse e’ un atto di giustizia, ce lo hanno anche insegnato gli americani. Parlare di dazi significa chiamare altri dazi. E’ questo il mondo che vogliamo? Noi non lo vogliamo, vogliamo sviluppare il commercio, fare accordi di libero scambio, ne abbiamo fatto uno ieri con il Viet Nam, vogliamo continuare così”. Addirittura, sorprendente quanto, sempre a Davos, è stato affermato dal Ceo di Apple Tim Cook dichiarandosi favorevole ad una regolamentazione tesa a definire meglio il pagamento delle tasse.
E l’Italia dove si colloca in questo dibattito?
Almeno per il momento, il nostro Paese sembra essere intenzionato a mantenere salda la propria posizione e a non piegarsi alle stringenti richieste USA. Secondo quanto dichiarato, sempre a Davos, dal Ministro dell’economia Gualtieri “O ci sara’ un accordo globale sulla web tax o l’Italia andra’ avanti sulla tassazione digitale”. Quella del Ministro è, in effetti, la posizione ufficiale italiana da mesi, che richiede un intervento di concerto internazionale su un tema che, appunto, riguarda più paesi allo stesso modo.
E’ necessario un accordo globale su un tema di fondamentale e sempre più attuale importanza, la guerra dei dazi non conviene a nessuno, soprattutto in un’epoca in cui la polarizzazione politica procede di pari passo a quella economica.