Il riconoscimento facciale è uno degli strumenti biometrici più in voga in questi ultimi anni. Dalla funzione di “sblocco” del telefono a quella dei pagamenti, come già avviene in Cina (Paese in cui non a caso in cui il tema privacy è spesso sottovalutato), l’utilizzo dei parametri biometrici del nostro volto sembrerebbe essere un comodo aiuto per agevolare le nostre attività quotidiane.
Eppure, non tutti la vedono in questi termini sottolineando, anzi, come l’aspetto della tutela della nostra riservatezza sia potenzialmente in grave pericolo.
Recentemente, ad esempio, la deputata democratica al Congresso USA Alexandria Ocasio-Cortez si è schierata (nel corso di un’audizione sul tema) contro l’utilizzo antidemocratico di questa tecnologica, sottolineando che “Il potenziale di abuso della tecnologia è enorme”.
Secondo quanto dichiarato dalla Ocasio – Cortez, “Gli utenti non si rendono conto che quei dati vengono raccolti da società o dallo Stato, a seconda del Paese in cui ti trovi, al fine di sorvegliarti per il resto della tua vita”. Il timore sarebbe quindi duplice: da un lato l’utilizzo improprio del dato raccolto e, dall’altro, lo sfruttamento commerciale (i cui fini potrebbero a loro volta essere impropri) del dato biometrico.
Va detto che negli Stati Uniti, il riconoscimento facciale è un tema di stretta attualità, essendo diventato uno “strumento principe” della sicurezza nazionale negli aeroporti così come in altri luoghi considerati ad alto fattore di rischio. Il pericolo è, tuttavia, che questo genere di fattori possano essere individuati in un’ampia serie di eventualità arbitrariamente stabilite.
Parallelamente, anche l’UE starebbe pensando di porre un divieto all’utilizzo del riconoscimento facciale nei luoghi pubblici per 5 anni finchè non saranno state adottate adeguate contromisure normative a tutela della privacy.
Secondo quanto indicato in un documento comunitario visionato da alcune agenzie di stampa, nel corso del periodo di ban della tecnologia dovrebbe essere “identificata e sviluppata una solida metodologia per valutare gli impatti di questa tecnologia e le possibili misure di gestione dei rischi”.
Da sempre, l’UE è particolarmente attenta alla tutela della riservatezza dei cittadini, un fattore che è stato parzialmente messo da parte in nome della sicurezza o dell’interesse nazionale in Stati Uniti, Cina ed altri paesi del mondo. Il documento, che prevederebbe inoltre l’istituzione di apposite autorità nazionali di monitoraggio, dovrebbe essere discusso dalla Commissione il prossimo mese. La tendenza è, però, chiara: a differenza di altrove, nell’Unione Europea la tutela della privacy è una cosa estremamente seria e una dimostrazione dell’attenzione sul tema è già stata data dalla normativa sul GDPR, vuoi o no un modello anche per altri ordinamenti.