La sicurezza dello spazio cyber è uno dei punti centrali per il progresso dell’economia digitale nel suo insieme. Governi, imprese e cittadini sono (o dovrebbero essere) costantemente impegnati per assicurare la piena protezione dei dati.
E se, invece, sono proprio i governi a intromettersi nella privacy dei propri cittadini per scovarne piccoli e grandi segreti?
In India, ogni giorno si scambiano miliardi di messaggi whatsapp e ora il governo ha una richiesta: vuole vederli. L’amministrazione del primo ministro Narendra Modi ha proposto l’anno scorso di dotarsi di poteri straordinari sulle comunicazioni nel paese, e si prevede che queste regole arriveranno nel corso di questa settimana.
In base alla prima bozza dell’iniziativa legislativa resa disponibile (il testo finale è rimasto segreto), le piattaforme internet dovrebbero filtrare in modo proattivo i contenuti illeciti, nonché consentire l’accesso delle forze dell’ordine a qualsiasi comunicazione richiesta e garantire che le autorità possano rintracciare i messaggi ai propri mittenti. Se le aziende non si conformassero, diventerebbero responsabili per le azioni degli utenti.
I funzionari affermano che l’obiettivo della norma è catturare i criminali e fermare il flusso di disinformazione. Tuttavia, è evidente che la legge quasi sicuramente avrebbe una forte incidenza su entrambi gli aspetti, ma è altrettanto evidente che metterebbe repentaglio la sicurezza di milioni di cittadini, facendo a pezzi ogni parvenza di privacy digitale.
Una normativa che crea lo strumento legale per filtrare, osservare e tracciare le comunicazioni dei cittadini tramite messaggi distruggerebbe efficacemente la crittografia end-to-end su piattaforme che rende le conversazioni visibili solo ai loro partecipanti.
Se è vero che i terroristi possono fare affidamento su questo tipo di protezione lo è altrettanto che anche le donne afflitte dalla violenza del partner intimo si possono affidare per sfuggire a mariti o fidanzati violenti, così come tutti i soggetti che subiscono persecuzioni e le aziende per tutelarsi da hacker di ogni genere.
Per molte delle aziende coinvolte dai provvedimenti indiani presto potrebbe rendersi necessaria una scelta, creare prodotti specifici per l’India o adeguare allo standard indiano tutti i prodotti, ammesso che questa novità venga recepita ovunque.
Il governo indiano ha identificato in questo genere di provvedimento la soluzione per far fronte a delle problematiche anche oggettive, ma è probabile che non sia universalmente compatibile anche con le crescenti esigenze digitali di un Paese in piena crescita tecnologica.
Paesi come la Cina e la Russia presentano già modelli di governance palesemente autoritari e, nel caso della Cina ciò non ha impedito la crescita economica del Paese e il miglioramento delle condizioni di vita di una parte considerevole della popolazione (certo a fronte di importanti rinunce dal punto di vista della privacy). L’India per certi versi rappresenta non solo un caso diverso ma anche più complesso, ciò non toglie che il caso che ci propone può creare un preoccupante precedente per una delle economie BRICS maggiormente in ascesa negli ultimi anni.