Il voto elettronico potrebbe diventare realtà. Al momento, non si sa ancora se i tempi saranno lunghi o brevi ma è stato posato il primo tassello per rendere a disposizione dei cittadini questa possibilità. A corredo del disegno di legge di bilancio 2020, infatti, attualmente oggetto d’esame presso la Commissione bilancio del Senato, è stato approvato un emendamento a firma del pentastellato presidente della Commissione affari costituzionali Giuseppe Brescia che prevede il via libera per la sperimentazione di un chip per il voto elettronico a distanza.
Con la dotazione di un milione di euro, sarà avviato l’iter di per la realizzazione di uno dei principali cavalli di battaglia del Movimento Cinquestelle. Il presidente Brescia ha dichiarato: “Il Viminale potrà iniziare i test per italiani all’estero, studenti e lavoratori fuori sede”. “La tecnologia può migliorare la democrazia”.
L’emendamento approvato non specifica quale dovrebbe essere il mezzo tecnologico per permettere il voto a distanza ma questo potrebbe essere individuato nella blockchain.
In sostanza, dovrebbero essere due le caratteristiche cui dovrebbe rispondere il voto elettronico: riservatezza della volontà del votante e certezza del voto: entrambe caratteristiche che dovrebbero essere assicurate dalla blockchain.
Il voto tramite blockchain è già stato sperimentato in alcuni cantoni della Svizzera, in Sierra Leone, negli Stati Uniti e in alcune aree rurali del Giappone. Il sistema, attualmente, è ben lungi dall’essere diffuso a livello globale ma sono numerose le sperimentazioni e l’attenzione su questo tema.
Per quanto riguarda l’Italia, l’università di Cagliari aveva avviato un progetto in collaborazione con Net Service per sperimentare e mettere a punto un sistema di Crypto-voting finanziato da Sardegna Ricerche nell’ambito del Por Fesr 2014-2020 per lo studio e lo sviluppo “di un sistema di voto elettronico integrato e innovativo”. Al momento, non si conoscono ancora i risultati della ricerca ma è possibile che venga approfondito.