Dazi, nazionalismo, sovranismo e protezionismo politico ed economico sono alcuni dei termini chiave della fase politico-economica che stiamo affrontando da alcuni mesi.
Su questa scia si è inserito anche il presidentissimo russo Vladimir Putin, il quale ieri ha firmato una legge che richiede che tutti gli smartphone, i computer e gli apparecchi TV intelligenti venduti nel paese vengano preinstallati con un software russo.
Dal punto di vista tecnico, la normativa è semplice quanto efficace. La legge appena emanata, infatti, impone l’installazione nella fase di prevendita di un elenco di applicazioni russe non removibili in tutti gli hardware indicati.
La legge entrerà in vigore il 1 ° luglio dell’anno prossimo ed è stata presentata come un modo per aiutare le aziende IT russe a competere con aziende straniere. Un aiuto non da poco considerata la mancanza di alternative all’installazione dei software locali e un mercato dominato, però, da compagnie tecnologiche locali.
Se da un lato, quindi, si cerca di “tutelare” un determinato segmento di imprese locali, dall’altro, invece, avanzano le iniziative legislative tese a restringere il perimetro delle libertà civili e personali. E’ stata firmata una legge, ampliamento di una precedente normativa simile riguardante le ONG, che permette alle autorità russe di classificare i giornalisti stranieri come agenti stranieri. Il provvedimento interessa chiunque scriva e diffonda contenuti ricevendo pagamenti dall’estero o da enti russi finanziati da fondi internazionali. L’iscrizione sarà obbligatoria all’elenco detenuto presso il Ministero della giustizia e sarà obbligatoria per lavorare in Russia.
La legislazione permette al governo russo anche di bloccare i siti internet degli “agenti stranieri”, un chiaro provvedimento di limitazione della libertà di stampa considerata molto bassa dalle classifiche di Reporters sans frontieres e fiaccata anche da una serie di provvedimenti liberticidi ed azioni concrete iniziate fin dal 2011.