I giocatori seduti al tavolo di questa rivoluzione tecnologica, dopo i vantaggi immediati finora ottenuti, sono chiamati a vincere la partita più importante. A loro è richiesta la costruzione di nuovi modelli di business in grado di trasformare non soltanto il sistema industriale, ma anche quelli produttivo e dei servizi.
Per vincere servono i fuoriclasse, per questo motivo un simile scenario è ipotizzabile soltanto se a scendere in campo saranno i grandi player di tutto il mondo. Sono loro ad avere la forza, la capacità e l’autorevolezza di imporre un nuovo ecosistema aziendale e normativo.
La multinazionale di consulenza strategica McKinsey & Company in un recente report ha invitato i leader (grandi aziende, governi, istituzioni) a condividere le rispettive competenze per rafforzare la loro posizione di vantaggio. “Cavalli di troia” d’eccezione affinché la rivoluzione a cascata coinvolga tutti i livelli della piramide fino alla base.
Come per il poker, è fondamentale che ci siano standard condivisi e regole certe. Best practice e casi d’uso riconducibili alle grandi aziende rappresentano un modello da seguire: azioni concrete capaci di “forzare la mano” sul piano normativo e ottenere risultati a beneficio dell’intera comunità. A coloro che non hanno questo potere (economico, tecnologico e strategico) non resta che giocare la carta dell’associazione. In entrambi i casi, quindi, una condizione imprescindibile è lo spirito di squadra. La conferma è data dall’aumento dei consorzi che raggruppano tutti gli attori dei singoli settori. In finanza, per esempio, la piattaforma di blockchain Corda è riuscita a mettere insieme oltre 70 banche di tutto il mondo attraverso il progetto R3.
Vari analisti quantificano in 3/5 anni il periodo necessario affinché la blockchain si affermi in modo definitivo: il timore è che non tutte le parti in causa riescano a risolvere il paradosso che lega concorrenza e standard comuni. Superata questa contraddizione soltanto apparente, i tempi potrebbero ridursi di parecchio. Le carte sono già sul tavolo: vedere o lasciare, non ci sono alternative.