Se non si tratta di misure restrittive relative alla concorrenza, o di iniziative coercitive sulla quotazione delle imprese e la gestione del piano di sviluppo le big tech cinesi continuano ad essere oggetto di particolari attenzioni da parte del governo locale, tanto che è notizia di ieri la “richiesta” del Presidente Xi Jinping ad Alibaba di contribuire economicamente (si parla di una cifra di circa 13 miliardi di euro) per favorire il riequilibrio socio-economico dei cittadini. Una dimostrazione di forza dell’esecutivo che dimostra come anche una società di questo genere sia del tutto in balia delle decisioni che la politica e il suo braccio regolatore intendono assumere. Sostanzialmente, si tratta di un ritorno in forma soft ai principi rivoluzionari che la Cina moderna sembrava aver dimenticato richiedendo a coloro i quali si sono arricchiti col nuovo capitalismo di redistribuire una parte (rilevante) dei propri averi per favorire la sostenibilità sociale dell’intera popolazione. Alibaba non è l’unica impresa che dovrà versare l’obolo al Governo. Tencent e Geely, si sono già allineate per contribuire alla nuova strategia, anche nella speranza di contenere i danni legati al bombardamento normativo di Pechino che sta colpendo soprattutto il valore di Borsa delle società tecnologiche cinesi, dentro e fuori la Cina. Il richiamo, tuttavia, a lavorare di piu’ per il ‘benessere comune’, in un Paese dove il rapido boom economico degli ultimi decenni ha ampliato le disuguaglianze, è già costato ad Alibaba il danno oltre alla beffa dal momento che già oggi perde il 4% in borsa a Hong Kong.
A dispetto, però, di quelle che possono essere le speranze del management del colosso del commercio elettronico, la fase offensiva nei suoi confronti potrebbe non essere finita e non è detto che il versamento di questa cifra possa essere sufficiente ad allontanare da sè lo sguardo inquisitore del regolatore.