I contagi con le varie varianti si diffondono, in Italia, e nel mondo. Francamente cascano le braccia a vedere che alcune forze politiche, infischiandosene della salute dei cittadini e dei problemi del Paese, si lanciano all’inseguimento dei no-vax o dei no-green pass.
Vedo le manifestazioni dei no-vax, degli oppositori al green pass, che invocano la “libertà”: quale libertà? La libertà, o il sopruso verso gli altri? La libertà di un individuo non piò andare a scapito di un altro individuo o del bene collettivo. Vaccinarsi è una tutela per sé e un atto di rispetto per gli altri Se vuoi fumare, fumi fuori dai locali pubblici o a casa tua. Se non vuoi vaccinarti o non vuoi esibire il green pass, stai a casa tua. E trovo ridicole le posizioni, anche di alcuni filosofi, che con la politica non ci hanno mai azzeccato, che parlano di “dittatura del green pass”. E che sarà mai esibire un “green pass”? Sarebbe la violazione dei diritti costituzionali? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò. E al contrario di quello che dicono, il ”green pass” diventa rassicurante anche per il turismo e i turisti.
Ma qualcuno si rende conto che abbiamo avuto 127.971 morti per il covid-19 ? Come se la trentunesima città dell’Italia (Latina, 126.612 abitanti) fosse sparita in un anno. Abbiamo 215 morti ogni 100.000 abitanti, quando la Gran Bretagna (che pur ha avuto 129.172 decessi) ha un indice di 190 decessi per centomila abitanti. E qual è l’alternativa? Chiudere di nuovo tutto, ? o non è meglio esibire il green pass e riprendere le attività progressivamente? Per inciso, non si potevano mettere tutti i dati sulla tessera sanitaria? Tessera che peraltro deve essere esibita per acquistare le sigarette ai distributori automatici, se non sbaglio.
In questi giorni, abbiamo anche visto l’insulto, meschino e vergognoso, oltraggioso, alle vittime delle deportazioni (la stella con la scritta NO-VAX) e l’offesa alla storia. E allora mi rileggo il capitolo 36 de “I promessi sposi” e guardo la fotografia del Lazzaretto di Milano.
Certo, si è fatta la stupidaggine degli Europei di calcio itineranti, con annessi tifosi, in tutta Europa, con relativi festeggiamenti senza nessuna misura di prevenzione e di distanziamento. E adesso si corre ai ripari perché la variante Delta si diffonde. Ma nessuno delle autorità che dica chiaramente che nei prossimi anni – temo – dovremo continuare a vaccinarci per combattere le varianti fino alla immunità totale.
Quanti anni ci sono voluti per debellare, fino a ridurla a pochissimi casi, una infezione come la tubercolosi che dall’inizio del novecento alla metà del secolo scorso faceva sessantamila morti all’anno? Il “chiuso morbo” di cui scriveva Leopardi nella sua “a Silvia”, morta per tubercolosi: “Tu pria che l’erbe inaridisse il verno, da chiuso morbo combattuta e vinta, perivi, o tenerella. E non vedevi il fior degli anni tuoi”. E Alessandro Manzoni nell’epigrafe mortuaria della figlia morta per tbc scrive : “Matilde figlia di Alessandro Manzoni. Qui riposa spenta da lento morbo”.
IL “lento morbo” che ha stroncato la vita di George Orwell (morto a 47 anni), di Amedeo Modigliani ( morto a 36 anni), di Franz Kafka (morto a 41 anni), di Guido Gozzano (33 anni), di Anto Pavlovič Čechov (44 anni), di Fryderick Chopin (39 anni), di Giuseppe Giusti (41 anni), di John Keats (26 anni), di Giovan Battista Pergolesi (26 anni), per citarne solo alcuni delle più famose vittime. Bisognerebbe rileggersi “La montagna incantata” (1924) di Thomas Mann (Premio Nobel per la letteratura nel 1929) che descrive la vita in un sanatorio svizzero, dove regna il senso di irrealtà e di estraneità. E leggere le riflessioni di Kafka sulla malattia che lo debilitava dal punto di vista psicologico.Da bambino vedevo cartelli nei bar, nei luoghi pubblici e sui tram, con la scritta “vietato sputare per terra!” e con la croce di Lorena come simbolo della lotta contro la tubercolosi.
Pensiamo anche che nella storia dell’umanità un posto di rilievo hanno avuto le epidemie di vaiolo, drammatiche e disastrose. La lunga storia della profilassi antivaiolosa, tra accesi contrasti, poi offre molti spunti di riflessione anche sul ruolo degli intellettuali: basti pensare al sostegno che Voltaire, D’Alembert e Condamine diedero al sistema della inoculazione. In Italia Cesare Beccaria e Antonio Genovesi furono i sostenitori della variolizzazione, a cui Pietro Verri dedicò l’ultimo numero de “Il caffè” e Giuseppe Parini dedicò una sua ode. Luigi Sacco (al quale è intitolato un ospedale a Milano) diffuse nel 1799, nella Repubblica Cisalpina, la vaccinazione, che contribuì a ridurre drasticamente la mortalità da vaiolo. Solo nel 1980 la Organizzazione mondiale della Sanità ha dichiarato ufficialmente eradicata questa malattia: l’ultimo caso accertato di vaiolo fu identificato in Somalia nel 1977. Ma come dice un mio amico, nel mondo la ignoranza è più diffusa della scienza.
Io appartengo ad una generazione che ha visto molti amici colpiti da poliomielite che dal 1939 al 1962 contava 3.000 casi all’anno, con picchi fino a 8.300 casi nel 1958. Per fortuna, grazie al vaccino, obbligatorio in Italia dal 1964, nel nostro Paese si è fermata questa malattia acuta.
Trovo più che mai doveroso che il Parlamento introduca la vaccinazione almeno obbligatoria per chi fa dei lavori a contatto con il pubblico (in primis , il personale sanitario, il personale scolastico e quello degli uffici pubblici e della pubblica sicurezza). Personalmente, sono favorevole alla vaccinazione obbligatoria per tutti, vista la dimensione del contagio e la durata dello stesso con l’apparizione di nuove varianti. Temo infatti che non ci libereremo tanto in fretta del covid-19, se non si interviene con misure drastiche. E ciò non sarebbe una dittatura “sanitaria” ma una tutela della popolazione italiana e delle future generazioni.