di Maurizio Pimpinella
La direttiva europea 2015/2366, cosiddetta PSD2, nasce in seguito alla continua evoluzione dell’utilizzo di pagamenti elettronici, anche attraverso dispositivi mobili, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie. Lo scopo della direttiva era quello di rafforzare la tutela degli utenti dei servizi di pagamento, aumentare la trasparenza e la sicurezza, implementando efficienza e innovazione in questo ambito, che essendo in costante crescita, spesso si rivela privo di adeguata tutela normativa. Con la PSD2 si vuole, quindi, promuovere una maggiore concorrenza sul mercato dei pagamenti e dare maggiore apertura alle informazioni dei conti correnti bancari.
Con la sua piena implementazione anche a seguito dell’introduzione della Strong Customer Authentication, la normativa PSD2 ha portato un mutamento radicale nel panorama dei servizi finanziari, di pagamento e degli operatori attivi in questo settore che ha coinvolto profondamente anche i consumatori, ma questi ultimi se ne sono realmente resi conto?
A questa domanda cerca di dare una risposta la recente ricerca realizzata da Innovation Team, società del Gruppo Cerved, nata con l’interesse proprio di testare l’interesse e la conoscenza delle nuove opportunità riservate ai consumatori in ambito di servizi di pagamento da parte della normativa PSD2.
Va subito detto che la scelta del campione da parte degli intervistatori è stata volutamente non generalista ma ben indirizzata a conoscere l’opinione di una fetta della popolazione mediamente evoluta, relativa quindi ad una platea ancora in età lavorativa, con un elevato tasso di scolarizzazione, che gode di un reddito superiore alla media e che utilizza con buona frequenza internet per effettuare acquisti.
Considerate tali varianti del campione, ed essendo i suoi componenti tendenzialmente bancarizzati e abituati all’utilizzo di home banking ed app, i risultati però sorprendono. Se, infatti, uno su due di questi conosce l’esistenza della PSD2, per sentito dire o per vaghe notizie ricevute, solo il 16% la conoscono davvero o hanno reperito attivamente informazioni a riguardo. Si tratta di un dato per molti versi allarmante se si osserva inoltre che oltre metà del campione (51%) afferma di non averne mai sentito parlare. Da tale dato deriva una conseguenza che, di fatto, contrasta con la natura stessa della normativa europea e che riguarda l’accesso (previo consenso ovviamente) delle informazioni sui conti correnti degli utenti anche da parte di operatori non bancari. Dalla ricerca emerge, infatti, che le banche sono ancora gli enti dei quali ci si fida maggiormente, mentre solo il 14% degli intervistati afferma di aver prestato il proprio consenso all’accesso alle informazioni del conto ad enti non bancari. Si tratta di un numero piuttosto basso in linea con quello delle persone che hanno piena padronanza della normativa. I timori relativi alla tutela della privacy incidono, tuttavia, sulla propensione alla condivisione dei dati bancari con parti terze. Per questo motivo, alla possibilità di ricevere servizi innovativi che includano l’accesso al proprio conto, il 78% degli intervistati ha risposto affermativamente purchè siano le banche stesse a farlo senza dover passare attraverso altri operatori.
È interessante poi il rapporto che gli intervistati hanno con gli strumenti di pagamento. Essendo tutti mediamente avvezzi all’utilizzo di strumenti innovativi ci si aspetterebbe un massiccio ricorso ad app e carte di pagamento, ciò che sorprende è che pur essendo diffusi bancomat e carte di debito (soprattutto per gli acquisti online) oltre metà degli intervistati utilizza ben volentieri il contante. Ciò infrange in parte l’idea secondo la quale il contante sia utilizzato più volentieri soprattutto da persone non bancarizzate o di basso ceto sociale. Significativa è anche la soddisfazione nell’utilizzo degli strumenti digitali per gli acquisti online.
In conclusione, ciò che emerge dalla ricerca è che gli italiani, anche se appartenenti ad un livello economico, sociale e culturale mediamente elevato, e nonostante siano già abituati ad utilizzare con una certa frequenza sistemi finanziari e di pagamento innovativi, denunciano una generale arretratezza nelle conoscenze e nelle competenze finanziarie, ciò che possibilmente risulta ancora più grave proprio dal punto di vista di ricoprire spesso ruoli delicati.
Ma quindi, la PSD2, l’open banking, le API, le fintech e le big tech sono realtà o semplicemente un miraggio? Qualcuno direbbe che certe cose sono reali quando tangibili, condivise e producono effetti sulla vita delle persone. Ebbene, in questo caso diremmo di trovarci a metà. Le innovazioni stanno, infatti, già producendo numerosi effetti sulla nostra quotidianità ma molti sembrano subirli quasi senza rendersene conto o porsi delle domande. Quello che è certo è che per quanta strada sia stata fatta, in questo settore c’è ancora molto da fare sia da parte degli operatori – che in alcuni casi non riescono ad arrivare ai consumatori – sia da parte proprio dei consumatori, i quali hanno bisogno di maggiori informazioni, di formazione specifica e di attivarsi proattivamente per comprendere il mondo nel quale vivono e che in futuro seguirà ancora di più la strada della digitalizzazione.