Gli Stati Uniti con quello all’oleodotto Colonial Pipeline sono sempre più l’obiettivo preferito tra i paesi che hanno subito piu’ cyberattacchi negli ultimi 15 anni (2006-2020). Sono in totale 156 contro i 47 della Gran Bretagna e i 21 della Germania. Lo indica l’Ispi, il think tank italiano, in un’elaborazione che tiene conto solo dei cyberattacchi significativi, ossia quelli contro agenzie governative, industria della difesa o settori ad alta tecnologia o crimini economici o che abbiano causato perdite superiori al milione di dollari. L’attacco alla Colonial pipeline, da dove passa circa il 45% del combustibile consumato dagli stati della East Coast americana con 5.500 km di tubi per 2,5 milioni di barili di prodotti petroliferi al giorno, ricorda l’Ispi, e’ avvenuto con un un ransomware, un software che blocca l’accesso ai sistemi informatici e chiede un riscatto in denaro. L’attacco ha provocato la dichiarazione dello stato di emergenza in 17 stati americani.
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