Si torna a parlare di cashback, e stavolta l’opinione è autorevole. Tramite un editoriale, infatti, il Senatore Antonio Misiani si pronuncia sulla misura con un misto di ottimismo e concreto pragmatismo sia sull’impatto per quanto riguarda l’evasione fiscale sia sulla necessità di aggiustarne il tiro. L’ex vice ministro dell’economia valuta positivamente il cashback, supportato dai numeri illustrati poche settimane fa anche dall’attuale sottosegretario Durigon e che ipotizzano, all’interno di tutte le iniziative chashless studiate anche da The European House Ambrosetti, il recupero di ben 4 miliardi di evasione fiscale. Misiani, però, appare più che possibilista quanto a possibili interventi di modifica del cashback soprattutto per quanto riguarda le criticità da “furbetti”. Ci dice, infatti, “Si dovrebbe valutare se mantenere o meno il super bonus, che sta generando il fenomeno dei “furbetti” che registrano una miriade di micro transazioni per entrare nella classifica dei vincitori. L’adozione di almeno parte di queste misure permetterebbe di limitare le distorsioni e risparmiare parecchi soldi, che si potrebbero dirottare sull’emergenza economica e sociale. Una riflessione ulteriore si dovrebbe fare, a mio giudizio, anche sul rischio di regressività del cash back: permangono molti sull’utilità di far partecipare al meccanismo premiale utenti ad alto reddito che non hanno certo bisogno del cash back per abituarsi ad usare le carte di pagamento“. La necessità di orchestrare in maniera oculata le risorse è ancora più impellente se queste vengono messe a concreto paragone con altre voci di spesa attualmente attive. Misiani, infatti, evidenzia che le risorse stanziate (quasi 5 miliardi complessivi) rappresentano circa la metà dell’assegno unico per i figli. Come a dire che vanno investite bene perchè sennò ci sono anche altri ambiti verso cui dirottarle. La soluzione paventata è quindi quella di una strategia pubblica di digitalizzazione dei pagamenti attraverso che si augura riesca a migliorare le classifiche europee in cui l’Italia, nonostante gli evidenti miglioramenti, è ancora tra gli ultimi. A questo proposito, Misiani rivendica la bontà della strategia cashless del governo Conte 2 che considera “il programma più completo e articolato a livello europeo“. Un altro aspetto significativo riguarda poi la necessità sfruttare la digitalizzazione nei dei pagamenti presso la PA come veicolo di cambiamento. Una tale ipotesi, affatto peregrina, conduce ad un ulteriore potenziamento di PagoPA, inteso proprio come strumento della digitalizzazione dei pagamenti e non solo, un ruolo già auspicato in audizione nei giorni scorsi da Colao. A fronte, infatti, di 9 su 10 amministrazioni convenzionate, a fine 2020 ben il 44% non aveva ancora offerto alcun servizio. La PA, insomma, sotto ogni punto di vista, è l’obiettivo principale delle spinte riformatrici dell’esecutivo e per riuscirci non bisogna temere di utilizzare anche l’opportunità del Next Generation EU.
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