Il cashback, una delle principali iniziative del governo Conte II indirizzata all’incentivo della moneta elettronica e al contrasto dell’evasione fiscale, potrebbe avere le ore contate. Nell’ambito della sostanziale riscrittura da parte del governo presieduto da Mario Draghi del Recovery Plan, infatti, il Ministero dell’economia sta valutando l’ipotesi di stralciare dal testo definitivo da presentare alle Istituzioni di Bruxelles tutte le misure non strettamente in linea con le direttive europee. Così facendo, anche la misura che restituisce il 10% delle spese sostenute tramite strumenti tracciabili fino ad un massimo di 150 euro a semestre verrebbe cancellata, seguendo in qualche modo anche le indicazioni che erano state date lo scorso dicembre dalla stessa BCE con la sua lettera di richiamo all’Italia. Se la decisione da semplice ipotesi dovesse divenire operativa, i 5 miliardi destinati al cashback sarebbero dirottati verso progetti al contempo maggiormente in linea con le indicazioni europee e in grado di garantire un’adeguata, più rapida e tangibile crescita del PIL. Il tempo per prendere delle decisioni stringe. Entro il 30 marzo, infatti, il Parlamento dovrà esprimere un parere ed è evidente che per farlo il Governo abbia circa due settimane di tempo per produrre il documento nel quale dovranno essere chiari e dettagliati gli obiettivi strategici da perseguire nel Piano, indicandone anche gli effetti. Le indicazioni generali a questo proposito sono di razionalizzare e semplificare il più possibile ed è così che microprogetti e misure poco coerenti con le direttive europee verranno cancellate per concentrare le risorse (cospicue ma non infinite) su iniziative come la green economy, le infrastrutture, la digitalizzazione.
Sempre sul lato cashback, si è recentemente pronunciato il comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana in audizione sulla riforma dell’Irpef. Secondo il generale Zafarana, per accrescere la capacità di contrasto dell’evasione fiscale del cashaback sarebbe opportuno riformarne l’utilizzo “concentrandolo sulle categorie a maggior rischio di evasione fiscale anzichè prevederne l’utilizzo per qualsiasi pagamento anche presso la grande distribuzione, le spese per utenze e trasporti ferroviari che sono categorie in cui non si rileva evasione fiscale”. Per il generale Zafarana, quindi, sarebbero opportuni dei tagliandi e dei correttivi periodici orientati a calibrare al meglio la misura verso le esigenze più urgenti e gli effetti più efficaci il tutto, come ha rilevato ancora il generale Zafarana “anche per migliorare il saldo di finanza pubblica”.