di Riccardo Porta
In Cina si apprestano a cambiare letteralmente le carte in tavola per quanto riguarda i prestiti online. Secondo le autorità locali, infatti, questi sarebbero del tutto sfuggiti di mano tanto da indurle a metterci una pezza. Per questo motivo, l’autorità di regolamentazione bancaria cinese ci è andata giù pesante: dal prossimo anno, le fintech che si occupano di prestiti dovranno erogare di tasca propria il 30% di quanto accordato.
Com’è noto, le piattaforme virtuali, sulla base di propri algoritmi, erogano prestiti e mini-finanziamenti grazie ai soldi a loro volta prestati dalle banche, fungendo così “solo” da veicolo.
Dal 2022, invece, per mitigare i rischi finanziari (purtroppo sono troppe le posizioni scoperte dovute a prestiti non restituiti) del sistema banche, queste società di lending dovranno scendere in campo con capitali propri snaturando così il loro servizio e il loro modello di business.
Una bomba sull’intero sistema, sia lato domanda che offerta che cambia completamente i modelli di business consolidati che queste imprese hanno adottato da tempo.
Andando nel concreto, questa è anche una tegola non da poco per Ant Group, di Jack Ma, che opera nel settore e la cui quotazione diventa ancora più incerta dopo che la sua IPO è stata bloccata da Pechino alla fine dello scorso anno.