Alibaba vola in Borsa a Hong Kong incassando l’8,52%, corre a Wall Street a cifra doppia. Che succede al colosso dell’online cinese bastonato dal Governo di Pechino che gli ha bloccato la doppia quotazione a Shanghai e Hong Kong da 35 miliardi di dollari di Ant, la piattaforma finanziaria, mentre l’Antitrust comminava multe salate e all’orizzonte si profila addirittura una digital tax per l’e-commerce, settore che vale un terzo del Pil cinese?
Semplice, l’asset più importante di Alibaba, il fondatore “pensionato” Ma Yun detto Jack Ma, è riapparso in pubblico dopo tre mesi di assenza. Lo ha fatto in maniera soft, via web, incontrando un centinaio di insegnanti di una scuola di campagna – prima di diventare un tycoon, Jack era un insegnante -, pochi secondi a mercati aperti che hanno innescato un consistente flusso di acquisti in grado di ridare smalto al titolo.
Jack Ma era sparito dalla vita pubblica dal 24 ottobre, quando aveva lanciato una dura reprimenda all’indirizzo dei regolatori finanziari cinesi definendoli “vecchi”: é l’ormai famoso discorso del Bund, dall’area di Shanghai dove era stato organizzato l’evento.
Tre giorni prima Hurun list l’aveva incoronato per il terzo anno consecutivo l’uomo più ricco della Cina. Pochi giorni dopo, le stesse autorità finanziarie l’hanno convocato a Pechino chiedendogli conto di una serie di questioni legate all’imminente quotazione di Ant che, in parallelo, rimaneva congelata. Il 3 novembre veniva infatti varata la legge che vieta alle piattaforme di e-commerce di vendere prodotti finanziari e bancari.
Fine della corsa. Le piattaforme non sono banche, questo l’assunto. Le commistioni vanno eliminate entro l’anno ripulendo le piattaforme, pena la sospensione delle attività. Ma non è finita: Pechino ha deciso di guidare lo sviluppo dell’economia digitale, prima con la nuova legge su microprestiti che ha affossato Ant Group & co., poi con un’applicazione severa del l’Antitrust, infine con le tasse in cantiere sull’e-commerce. Un danno dietro l’altro con i cocci rotti da riattaccare dopo il flop dell’Ipo.
Jack Ma, uno degli uomini più ricchi al mondo, ha perso in una notte 7 miliardi su un patrimonio personale che all’inizio di gennaio era sceso già a 50,6 miliardi di dollari secondo il Billionaires Bloomberg Index.
Certo, è un benefattore, ha donato 10 miliardi in beneficenza, è conscio del ruolo svolto dall’e-commerce nelle zone rurali, e non a caso l’allarme sulla sua scomparsa era scattato perchè non s’era presentato al reality show creato da lui stesso e di cui era giudice, «Africa’s business heroes», ufficialmente a causa dell’agenda troppo fitta di impegni. La lotta tra il topo Jack Ma e il gatto Governo cinese è ufficialmente ripartita.