In Spagna è stata approvata la web tax e l’imposta sulle transizioni finanziarie. Il senato ha approvato definitivamente quelle che vengono denominate «Google tax» e «Tobin tax». Le due imposte entreranno in vigore da gennaio 2021 con la prima riscossione a marzo. La tassa spagnola del 3%, come quella Italiana e Francese, si applicherà alle entrate dei giganti della tecnologia – come Facebook, Google, Apple e Amazon – con un fatturato mondiale superiore a 750 mila milioni di euro di cui almeno 3 milioni in Spagna. La tassa è indirizzata alle società che offrono servizi di pubblicità online, di intermediazione e di vendita di dati generati dalle informazioni fornite dagli utenti. Sebbene il tesoro avesse pianificato una raccolta iniziale di circa 300 milioni di euro all’anno, il gettito stimato è stato ridotto a 242 milioni a seguito della pandemia. Il ministro delle finanze, María Jesús Montero, ha assicurato che la tassa sarà «transitoria» fino a quando verranno approvate nuove regole in sede Ocse. Per quanto riguarda la Tobin tax., ovvero, la tassa sulle transazioni finanziarie con un’aliquota del 0,2% , sarà applicata agli acquisti di azioni di società quotate in borsa che abbiano una capitalizzazione superiore al miliardo di euro. Nessun prelievo sarà invece applicato all’acquisto di azioni di Pmi o di società non quotate, o per l’acquisto di titoli debito pubblico, e nemmeno ai derivati sarà applicato il prelievo. Il gettito raccolto è stimato in 850 milioni di euro.
Se ci sono paesi in Europa che si organizzano per guadagnare attraverso la tassazione dei colossi tecnologici, altri, invece, rischiano di perdere cifre considerevoli. E’ il caso, ad esempio, dell’Olanda. In caso il progetto di web tax dell’Ocse andasse finalmente in porto, il governo dei Paesi Bassi ha stimato una perdita di circa un miliardo di euro, a testimonianza del particolare status di cui godono certe imprese presso quel paese.