Il Presidente Donald Trump, nel pieno del suo secondo mandato, ha annunciato nelle ultime ore tramite un post su Truth Social di aver concesso una proroga alla minaccia di imporre un dazio del 50% sull’Unione europea, originariamente previsto per il primo giugno 2025. La decisione di rimandare questa misura è arrivata dopo una telefonata con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, che ha chiesto più tempo per avviare un dialogo costruttivo. Trump ha dichiarato di aver accettato di spostare la scadenza al 9 luglio, aggiungendo che i colloqui inizieranno a breve. Von der Leyen, da parte sua, ha confermato che la conversazione è stata positiva e che l’Ue è pronta a muoversi rapidamente per trovare una soluzione.
Il contesto di questa tensione commerciale risale a un annuncio fatto da Trump il venerdì precedente, nel quale aveva minacciato di applicare una tariffa del 50% sui beni europei. Secondo il Presidente, l’Unione europea sarebbe stata costituita proprio per ottenere vantaggi commerciali a scapito degli Stati Uniti. Trump ha accusato Bruxelles di adottare politiche scorrette, tra cui barriere non tariffarie, imposte eccessive come l’IVA, regolamenti punitivi e azioni legali contro aziende statunitensi, che avrebbero portato a un disavanzo commerciale di oltre duecentocinquanta miliardi di dollari l’anno. Citando i dati del Dipartimento del Commercio USA, il deficit commerciale con l’Ue nel 2024 è stato pari a 235,6 miliardi di dollari. Trump ha inoltre ribadito che nessuna tariffa sarà applicata ai prodotti fabbricati interamente negli Stati Uniti.
Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha commentato l’iniziativa a Fox News, dicendo di sperare che la minaccia tariffaria serva a scuotere l’Ue e ad accelerare i negoziati, finora troppo lenti secondo l’amministrazione americana. Ed è proprio ciò che sembra essere accaduto: subito dopo la proroga concessa da Trump, Maroš Šefčovič, Commissario europeo per il Commercio e la Sicurezza Economica, ha annunciato l’inizio di colloqui con il Segretario al Commercio USA Howard Lutnick e con il Rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. Šefčovič ha dichiarato che l’Unione è pienamente impegnata nel trovare un’intesa che soddisfi entrambe le parti e che il rispetto reciproco deve essere alla base delle relazioni transatlantiche.
Questa escalation commerciale arriva dopo una serie di mosse aggressive da parte di Trump nei confronti dei partner commerciali globali. Il 2 aprile, l’ex presidente ha introdotto un dazio generalizzato del 10% su tutti i paesi che commerciano con gli Stati Uniti, insieme a tariffe aggiuntive cosiddette “reciproche”. In quel pacchetto, l’Unione europea è stata colpita da un dazio del 20%. Von der Leyen aveva allora condannato la mossa come un colpo all’economia globale e aveva promesso contromisure. Tuttavia, con la sospensione temporanea di 90 giorni sulle tariffe, che scadrà proprio il 9 luglio, le tensioni si erano momentaneamente allentate. L’annuncio recente di Trump di voler comunque procedere con un dazio del 50% ha però riacceso i timori di una guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico, suscitando reazioni negative anche nei mercati finanziari, come si legge su time.com.
Le reazioni in Europa sono state numerose. Håkan Samuelsson, ceo della casa automobilistica Volvo Cars, ha espresso preoccupazione per l’impatto che una simile tariffa potrebbe avere sulle vendite negli Stati Uniti, in particolare per i modelli prodotti in Belgio. Ha sottolineato che un dazio del genere finirebbe per gravare sui consumatori americani. Il Primo Ministro irlandese Micheál Martin ha definito l’annuncio “enormemente deludente” e ha ribadito che i dazi danneggiano entrambe le parti, auspicando invece una soluzione negoziata. Anche il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha criticato i dazi, affermando che non portano alcun beneficio e che anzi danneggiano lo sviluppo economico di tutti. In Francia, il ministro delegato per il commercio estero Laurent Saint-Martin ha chiesto una de-escalation della tensione e ha ribadito che la Francia e l’Europa sono pronte a rispondere, pur preferendo la via diplomatica.
Trump, che da sempre ha una visione molto dura sul commercio internazionale, ha portato avanti politiche simili anche nel suo primo mandato. Già nel 2018 aveva imposto dazi su acciaio e alluminio provenienti dall’Ue, dal Canada e dal Messico, aprendo una fase turbolenta nei rapporti con molti alleati storici. In quella fase dichiarò che l’Europa era “il peggiore partner commerciale degli Stati Uniti”, accusandola di sfruttare il sistema a proprio vantaggio.
In contrasto con le tensioni con Bruxelles, Trump ha ottenuto progressi su altri fronti: con il Regno Unito ha recentemente firmato un accordo commerciale l’8 maggio, che ha definito “equo e reciproco”, mentre con la Cina ha avviato una riduzione bilaterale dei dazi per novanta giorni, a partire dal 14 maggio, nell’ambito di un nuovo tentativo di distensione.
La proroga al 9 luglio rappresenta, dunque, una tregua momentanea in un contesto di forti tensioni. La palla ora è nelle mani dei negoziatori: se entro quella data non si troverà un accordo, la minaccia del dazio del 50% tornerà concreta, con potenziali conseguenze gravi per i rapporti economici tra Stati Uniti e Unione europea.