C’è un po’ di bastone e un po’ di carota nella recente strategia politica dell’amministrazione USA. Le Presidenziali si avvicinano, e già come quattro anni fa, Trump sembra essere l’outsider che non ti aspetti ma che alla fine è in grado di risvegliare i sentimenti più intimi degli americani. Alle scorse elezioni, fu in grado di dare voce alle migliaia di left behinders che non si riconoscevano più nel politicamente corretto o che erano stati esclusi dalla nuova America di Obama, ora l’obiettivo è ribadire la supremazia USA nel mondo a scapito di una Cina che avanza sotto ogni profilo. A questo proposito, un pò come in tempo di guerra fredda, è significativo che l’ultimo appuntamento all’estero prima delle presidenziali sia la visita di cortesia del Segretario di Stato Pompeo in Italia e in Vaticano per un simposio sulla libertà di culto. La partita è doppia e l’obiettivo rimane sempre uno: la Cina. Da un lato, la lotta sul 5G per convincere il Governo italiano a restringere ulteriormente le concessioni a Huawei, fino ad escluderla del tutto dalla partita dopo il DPCM di agosto. Dall’altra, assicurarsi il voto dei cattolici americani mantenendo buoni rapporti col Papa, mettendo alle strette la Santa Sede sulle ingerenze cinesi in ambito religioso.
E chissà che nel corso dei colloqui non si parli anche di Webtax, un argomento attuale molto caro all’amministrazione Trump, tutt’ora irrisolto. Questa partita, infatti, potrebbe pesare più di questo si immagini per le democrazie occidentali. Molti paesi europei sono decisi a imporre una congrua ed equa tassazione alle imprese tecnologiche americane. Per ora gli USA hanno fatto muro minacciando sanzioni e dazi ma se sul piatto venissero poste in blocco condizioni sul 5G tutto potrebbe cambiare e portare a quello che assomiglierebbe ad uno scambio dal quale tutti trarrebbero vantaggio rinsaldando il fronte delle democrazie occidentali.