Lo scorso inverno, l’UE aveva posto un veto sull’utilizzo del riconoscimento facciale, mentre la Cina ha, addirittura, creato un interno sistema di controllo sociale, fatto di premi e sanzioni, improntato proprio su questa e su altre tecnologie di controllo.
Di recente, invece, il dibattito si era fatto sempre più acceso negli Stati Uniti tra chi vorrebbe utilizzare questo sistema per favorire la sicurezza e chi ritiene che si tratterebbe di un’invasione eccessiva nella libertà degli individui. Da ultima, la città di Portland ha vietato l’uso del riconoscimento facciale nel suo territorio, anche per quanto riguarda le azioni di polizia. Portland si unisce a un numero crescente di luoghi negli Stati Uniti, come San Francisco, Oakland e Boston, che hanno vietato l’uso cittadino della tecnologia di sorveglianza, che ha lo scopo di identificare una persona dall’immagine del suo viso. Ora, la sua decisione di impedire sia al governo locale che alle imprese di impiegare la tecnologia sembra essere il divieto più radicale mai imposto da una singola città.
La tecnologia di riconoscimento facciale è cresciuta negli ultimi anni, dalle linee di check-in in aeroporto ai dipartimenti di polizia e alle farmacie. Eppure, sebbene possa aggiungere un senso di sicurezza e convenienza per le aziende che la implementano, la tecnologia è stata ampiamente criticata dai sostenitori della privacy per pregiudizi razziali e il potenziale uso improprio. Il sindaco di Portland Ted Wheeler ha commentato questa decisione affermando che: “La tecnologia esiste per rendere la nostra vita più facile, non per entità pubbliche e private da usare come arma contro gli stessi cittadini che servono e accolgono”.
Poiché non esistono linee guida federali per limitare o standardizzare l’uso di tale tecnologia di sorveglianza e hanno facoltà di farne l’uso che preferiscono. Nel caso di Portland, il divieto ha vigore immediato e avrà valore per l’uso privato di tale sistema di riconoscimento a partire dal primo gennaio.