L’intelligenza artificiale sta rapidamente trasformando il modo in cui interagiamo con Internet, e secondo molti osservatori potrebbe essere vicina a causare il più grande cambiamento nel panorama digitale dai tempi del passaggio dalla connessione dial-up al Wi-Fi. Una delle protagoniste di questa rivoluzione è Perplexity AI, una startup che sta guadagnando sempre più attenzione e investimenti: la società sarebbe infatti in trattative per una valutazione di circa 14 miliardi di dollari, mentre lavora al lancio di un nuovo browser intelligente chiamato Comet.
Ma perché tutto questo è così importante? Perché questo nuovo browser, e altri strumenti simili in fase di sviluppo da parte di aziende come OpenAI, Anthropic o Google, non funzionerà come i tradizionali motori di ricerca o browser web a cui siamo abituati. Invece di mostrarci una lista di link da cliccare — come fa Google da oltre vent’anni — questi strumenti ci forniranno direttamente le risposte pronte, sintetizzate e su misura, sulla base delle nostre richieste e preferenze personali. È un modo totalmente nuovo di accedere alle informazioni.
Oggi, quando cerchiamo qualcosa online, digitiamo parole chiave su Google, scorriamo risultati, apriamo diverse pagine, leggiamo articoli, ignoriamo la pubblicità, e alla fine, con un po’ di fortuna, troviamo ciò che ci serve. Questo processo potrebbe presto diventare obsoleto. Con l’intelligenza artificiale generativa, si profila all’orizzonte un nuovo tipo di interazione: l’utente fa una domanda, anche molto complessa, e riceve una risposta diretta, chiara, e magari accompagnata dall’esecuzione di un’azione concreta — come prenotare un ristorante, acquistare un biglietto o scrivere un’email.
Questo scenario si basa su una nuova categoria di tecnologie: quelle dell’intelligenza artificiale agentica. Parliamo di software intelligenti, personalizzati e sempre più autonomi, capaci non solo di comprendere il linguaggio umano, ma anche di agire nel mondo digitale al posto nostro. Questi agenti virtuali possono collegarsi ad applicazioni e servizi, interagire con altri sistemi, prendere decisioni e completare attività complesse in tempo reale. Tutto questo grazie alla combinazione di grandi modelli linguistici, come GPT-4, Gemini di Google o Claude di Anthropic, e alla loro integrazione con sistemi esterni tramite API (interfacce di programmazione).
Per chi produce contenuti o vende online, questa trasformazione rappresenta sia un’opportunità che una minaccia. Da un lato, le aziende possono usare l’intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza, l’esperienza del cliente e l’innovazione. Dall’altro, però, rischiano di perdere il controllo sulle modalità con cui gli utenti scoprono e interagiscono con i loro brand. Se le decisioni di acquisto vengono prese da un’intelligenza artificiale — senza passare per un sito web o una pubblicità — strategia SEO, influencer marketing e design visivo potrebbero perdere importanza, e la chiave del successo sarà diventare compatibili con l’IA, non solo accattivanti per gli esseri umani, come si legge su pymnts.com.
Questo cambiamento è già in atto. ChatGPT è ormai il quinto sito più visitato al mondo, superando giganti come Amazon o TikTok. E la notizia che Perplexity sta lavorando a Comet, un browser con funzionalità agentive integrate, ha già iniziato a preoccupare colossi come Apple e Google, tanto da condizionare il comportamento dei loro investitori. Non a caso, anche Google e Microsoft stanno cercando di correre ai ripari, integrando l’IA nei loro browser per trasformarli da semplici “finestre sul web” in copiloti digitali in grado di assistere attivamente l’utente.
Il punto è che il concetto stesso di browser, per come lo conosciamo oggi, potrebbe presto scomparire o trasformarsi radicalmente. Anziché aprire una pagina e digitare un URL, potremmo semplicemente parlare o scrivere a un assistente virtuale, che farà tutto per noi: cercare, decidere, acquistare, riassumere. Le schede, i link e lo scrolling infinito potrebbero diventare un ricordo del passato.
Naturalmente, tutto questo è ancora in fase di sviluppo, ma le direzioni sono chiare. La navigazione web basata su intelligenza artificiale non è più un’ipotesi futuristica: è una possibilità concreta che comincia già a modellare il presente. Se dovesse affermarsi, non sarà solo un cambiamento tecnologico, ma una rivoluzione culturale e commerciale che ridefinirà completamente il nostro rapporto con Internet.