Nel mese di marzo, il prezzo dell’elettricità in Italia è sceso a 120 euro/MWh, con un calo del 20% rispetto a febbraio. Il fenomeno solleva interrogativi sulle dinamiche di mercato, sulla domanda e sul peso delle fonti rinnovabili. In questo articolo analizziamo cause, conseguenze sulle bollette e prospettive per la politica energetica.
La flessione dei prezzi registrata a marzo è legata a una combinazione di fattori strutturali e contingenti. Tra i primi, si evidenzia un rallentamento della domanda elettrica nazionale, complice una stagione primaverile anticipata che ha ridotto i consumi per riscaldamento. Il GME ha registrato una domanda elettrica in lieve calo rispetto al mese precedente, elemento che ha contribuito a raffreddare i prezzi all’ingrosso.
Un altro fattore determinante è stato il ruolo crescente delle fonti rinnovabili, che hanno coperto circa il 40% della produzione nazionale. In particolare, l’eolico e il fotovoltaico hanno beneficiato di condizioni meteorologiche favorevoli, consentendo una maggiore immissione di energia a costo marginale nullo nel sistema. Questo ha inciso significativamente sui prezzi marginali, abbassandoli.
Infine, si deve considerare l’andamento del prezzo del gas, ancora influente nella formazione del prezzo dell’elettricità in Italia. A marzo, il gas naturale ha mantenuto una certa stabilità, lontano dai picchi del biennio 2021-2022. Questa situazione ha favorito una riduzione dei costi di generazione termoelettrica, con effetti positivi sulla formazione dei prezzi all’ingrosso.
In questo quadro il prezzo medio di acquisto (PUN) ha raggiunto livelli mai così bassi dal 2021, offrendo un sollievo temporaneo a imprese e consumatori. Il calo dei prezzi in Italia si inserisce in un contesto più ampio che coinvolge il mercato europeo. Tuttavia, entità e rapidità della discesa mostrano caratteristiche specifiche italiane. In Germania, i prezzi sono rimasti più stabili grazie alla struttura produttiva e alla dipendenza dal carbone, mentre in Francia il nucleare ha stabilizzato i valori.
L’Italia, invece, ha un mix energetico ancora legato al gas naturale importato. Anche se le rinnovabili sono in crescita, il termico resta centrale, rendendo il Paese più vulnerabile alle variazioni dei combustibili fossili. Inoltre, la forte dipendenza dalle importazioni limita la stabilità interna dei prezzi.
Il PUN italiano risente della frammentazione del mercato e della bassa capacità programmabile. Ciò espone il sistema a continue oscillazioni nella produzione rinnovabile. In sintesi:
- l’Italia beneficia velocemente dei picchi delle energie verdi
- ma soffre anche di carenze improvvise, aumentando la volatilità dei prezzi
Bollette in calo: un’occasione da cogliere per consumatori e imprese
Per famiglie e imprese, il calo del PUN porterà una riduzione delle bollette nei mesi successivi. Tuttavia, il beneficio non sarà uguale per tutti. Dipenderà dalla tipologia di contratto (libero o tutelato) e dai tempi di aggiornamento dei listini. Chi è nel mercato libero potrebbe vedere effetti più rapidi, mentre nel servizio tutelato gli adeguamenti saranno graduali. In ogni caso, conviene monitorare le proprie condizioni per cogliere possibili vantaggi economici.
Il momento è favorevole per valutare offerte più convenienti o puntare sull’autoproduzione, ad esempio con impianti fotovoltaici. Una scelta che può rivelarsi utile sia sul piano dei costi, sia su quello ambientale.