La Cina ha annunciato un piano ambizioso per integrare le tecnologie di intelligenza artificiale nell’ambito scolastico, dalla scuola primaria fino all’università. Lo ha reso noto un documento ufficiale pubblicato ieri, citato da Reuters, in cui le autorità cinesi spiegano che l’obiettivo è trasformare radicalmente il settore dell’istruzione del Paese.
Il programma, rivolto sia agli studenti che al corpo docente, prevede l’inclusione dell’IA nei materiali didattici, nei programmi di studio e nelle attività di insegnamento. L’iniziativa si inserisce in una più ampia strategia nazionale per stimolare l’innovazione e favorire lo sviluppo economico, in un momento in cui la Cina, seconda economia mondiale, cerca nuove leve per la crescita.
Secondo quanto dichiarato dal Ministero dell’Istruzione, l’utilizzo dell’IA nelle scuole contribuirà a rafforzare le competenze fondamentali di studenti e insegnanti e ad accrescere la competitività dei futuri talenti in ambito innovativo. Le abilità che si intendono promuovere includono il pensiero critico, la capacità di risolvere problemi, la collaborazione e le doti comunicative, come si legge bnn-news.com.
Il Ministero ha inoltre sottolineato che le tecnologie intelligenti renderanno le lezioni più dinamiche e coinvolgenti, incentivando un approccio più creativo all’apprendimento.
Queste misure seguono l’apertura, negli scorsi mesi, di corsi universitari dedicati all’IA e l’espansione del numero di iscritti in risposta all’interesse crescente per questo settore. A inizio anno, la start-up cinese DeepSeek ha fatto notizia a livello internazionale presentando un modello linguistico avanzato a costi inferiori rispetto a quelli dei concorrenti statunitensi come ChatGPT.
Sempre a gennaio, Pechino ha lanciato il suo primo piano nazionale per trasformarsi in una “potenza educativa” entro il 2035, puntando sull’innovazione tecnologica per raggiungere questo traguardo.
Il progetto di riforma si sviluppa in un contesto complesso, segnato da tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Giovedì 17 aprile, infatti, Washington ha comunicato un aumento dei dazi sulle importazioni cinesi fino al 245%, in risposta alle contromisure adottate da Pechino.
Nonostante l’escalation, la Cina ha dichiarato che non intende partecipare a quella che ha definito una “gara al rialzo sui dazi”, e ha nominato un nuovo rappresentante per i negoziati commerciali, segnale di un possibile tentativo di allentare le tensioni.
Da parte americana, è emerso che l’ex presidente Trump sarebbe disposto a raggiungere un nuovo accordo commerciale con Pechino, ma solo se la Cina compirà il primo passo, affermando che il Paese asiatico “ha bisogno del nostro denaro”.