Secondo quanto evidenziato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) nel suo primo studio dedicato agli impatti energetici dell’intelligenza artificiale, la crescente diffusione di applicazioni basate sull’IA sta portando a un rapido incremento nella domanda di energia da parte dei data center.
Nel 2024, questi centri di elaborazione dati assorbono circa l’1,5% dell’elettricità globale, ma il dato è in continua crescita: negli ultimi cinque anni, il loro consumo è aumentato a un ritmo medio annuo del 12%. Stati Uniti, Unione europea e Cina dominano questo panorama, rappresentando complessivamente circa l’85% del fabbisogno energetico dei data center nel mondo, così come si legge sull’agenzia di stampa Ansa.
Le principali aziende tech stanno prendendo coscienza dell’impatto energetico crescente legato all’uso dell’IA e stanno già adottando strategie per garantirsi fonti energetiche stabili e sostenibili. Google, ad esempio, ha stretto un accordo per alimentare parte delle proprie infrastrutture con energia proveniente da piccoli reattori nucleari. Microsoft seguirà una strada simile, sfruttando la produzione dei nuovi reattori costruiti a Three Mile Island, il sito tristemente noto per il più grave incidente nucleare avvenuto negli Stati Uniti nel 1979. Anche Amazon si muove nella stessa direzione, puntando sull’energia nucleare per sostenere l’alimentazione dei suoi data center.
Nel rapporto, l’Agenzia sottolinea come l’intelligenza artificiale generativa — cioè quella capace di creare contenuti autonomamente a partire da enormi moli di dati — richieda una capacità di calcolo estremamente elevata. Questo pone nuove sfide sia in termini di sicurezza energetica, sia per quanto riguarda il rispetto degli obiettivi globali di riduzione delle emissioni di CO₂.