Nel primo trimestre dell’anno, i furti di criptovalute hanno registrato un aumento significativo del 303%, raggiungendo un totale di 1,67 miliardi di dollari. Questo incremento è stato principalmente causato dall’attacco informatico da un miliardo di dollari subito dall’exchange Bybit, come riportato sabato 5 aprile da Seeking Alpha, che cita i dati di CertiK, una società specializzata nella sicurezza della blockchain.
Il report evidenzia che, in totale, si sono verificati 197 attacchi nel primo trimestre, sei in più rispetto al periodo precedente. Circa 98 di questi incidenti hanno coinvolto Ethereum, una delle principali criptovalute utilizzate nel settore della finanza decentralizzata, che continua ad essere un obiettivo frequente per gli hacker.
A febbraio, Bybit aveva annunciato di aver subito il più grande furto di criptovalute mai registrato, con un valore di 1,45 miliardi di dollari rubati dal suo portafoglio Ethereum. Questo attacco ha avuto conseguenze significative, generando preoccupazioni in tutto il settore e alimentando il dibattito sulle misure di sicurezza adottate dagli exchange centralizzati. A seguito della violazione, molti regolatori e aziende di sicurezza hanno sollevato l’esigenza di rafforzare la protezione nei confronti di attacchi simili, così come si legge su pymnts.com.
Secondo il rapporto di CertiK, il secondo attacco più grave del trimestre ha coinvolto l’exchange Phemex di Singapore, che ha subito un furto di 71 milioni di dollari. L’evoluzione degli attacchi informatici è resa ancora più complessa dall’adozione dell’intelligenza artificiale e di tecniche avanzate di ingegneria sociale da parte degli hacker, un fattore che ha intensificato la “corsa agli armamenti” tra aggressori e difensori nel settore della sicurezza.
Questo aumento delle violazioni arriva in un periodo di cambiamenti significativi nel panorama delle criptovalute sotto l’amministrazione Trump, con gli enti di regolamentazione che hanno sospeso alcune cause legali contro gli exchange di criptovalute e la Casa Bianca che ha iniziato a lavorare sulla creazione di una riserva nazionale di bitcoin. Sebbene queste iniziative possano offrire maggiore chiarezza e stabilità per l’ecosistema delle criptovalute, non hanno ancora risolto i rischi immediati legati alla sicurezza, che continuano a rappresentare una minaccia crescente per il settore.
Dopo l’attacco a Bybit, il prezzo di Bitcoin, che era salito vertiginosamente dopo l’elezione di Trump, ha visto un calo significativo, scendendo sotto i novantamila dollari per la prima volta in diversi mesi. La scorsa settimana, il sito PYMNTS ha discusso anche dell’impatto che i nuovi dazi imposti dalla Casa Bianca potrebbero avere sul settore delle criptovalute, con particolare attenzione alle interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali che potrebbero danneggiare i minatori e gli sviluppatori di blockchain, in particolare se i costi di componenti come i semiconduttori aumentano.
Tuttavia, il report sottolinea anche che la natura decentralizzata della tecnologia blockchain potrebbe offrire opportunità di innovazione, in particolare nelle transazioni transfrontaliere, potenzialmente mitigando alcuni degli effetti negativi delle tariffe imposte. Nonostante l’incertezza generata dai dazi di Trump nel panorama economico globale, i settori delle criptovalute e della blockchain sono pronti a fronteggiare queste sfide. Nel breve periodo, la volatilità e l’avversione al rischio potrebbero dominare, ma le prospettive a lungo termine per le criptovalute come riserve di valore e mezzi di scambio restano positive.