Secondo recenti studi, è stato sviluppato un nuovo metodo per sfruttare l’umidità presente nell’aria e scomporre i rifiuti. Probabilmente questa potrebbe rappresentare una soluzione al problema mondiale della plastica.
Il processo inizia con un catalizzatore poco costoso che rompe i legami nel polietilene tereftalato (PET), la plastica più ampiamente utilizzata nella famiglia dei poliesteri. Una volta rotto, il materiale viene semplicemente esposto all’aria ambiente per trasformare il PET in monomeri, i mattoni essenziali delle plastiche, come si legge su interestingengineering.com.
I ricercatori ritengono che questi monomeri potrebbero poi essere riciclati o riutilizzati per ottenere materiali più preziosi. La nuova tecnica, più sicura, economica e sostenibile rispetto agli attuali metodi di riciclaggio della plastica, offre una strada promettente verso la creazione di un’economia circolare per la plastica.
Per dare il via al processo, i ricercatori hanno combinato il PET con il catalizzatore e il carbone attivo e poi hanno riscaldato la miscela. Le plastiche in poliestere sono costituite da grandi molecole con unità ripetute collegate da legami chimici. In breve tempo, questi legami si sono sciolti.
Successivamente, i ricercatori hanno esposto il materiale frammentato all’aria. Con solo una traccia di umidità, si è trasformato in acido tereftalico (TPA), un precursore di grande valore per i poliesteri. L’unico sottoprodotto era l’acetaldeide, una sostanza chimica industriale facilmente rimovibile con valore commerciale.
Le plastiche PET, ampiamente utilizzate negli imballaggi per alimenti e nelle bottiglie per bevande, rappresentano il 12% del consumo globale di plastica. Sono un importante fattore di inquinamento da plastica a causa della loro resistenza alla degradazione naturale. Dopo l’uso, finiscono nelle discariche o si degradano in minuscole microplastiche o nanoplastiche, inquinando le acque reflue e i corsi d’acqua.
Il riciclaggio della plastica resta un obiettivo fondamentale della ricerca, ma i metodi esistenti spesso si basano su condizioni estreme, come temperature elevate, uso intensivo di energia e solventi aggressivi, che producono sottoprodotti tossici.
Inoltre, catalizzatori come platino e palladio sono costosi e contribuiscono al problema dei rifiuti. Una volta completata la reazione, i ricercatori devono separare i materiali riciclati dai solventi, un processo che richiede molto tempo e molta energia.
Il processo risulterebbe essere rapido ed efficiente: recupera il 94% del TPA possibile in sole quattro ore.
Il catalizzatore non è solo durevole, ma anche riciclabile, mantenendo la sua efficacia attraverso un uso ripetuto. Inoltre, il metodo è progettato per funzionare con plastiche miste, prendendo di mira selettivamente i poliesteri per il riciclaggio. Questa selettività elimina la necessità di pre-smistamento, offrendo un significativo vantaggio economico all’industria del riciclaggio. Testato su materiali reali, come bottiglie di plastica, indumenti e rifiuti di plastica mista, il processo si è rivelato altamente efficace, scomponendo persino la plastica colorata in TPA puro e incolore.
In futuro, i ricercatori intendono ampliare il processo per applicazioni industriali, assicurandosi che possa gestire in modo efficiente grandi volumi di rifiuti di plastica. Lo studio è stato recentemente pubblicato su Green Chemistry, una rivista edita dalla Royal Society of Chemistry.