La parola d’ordine è: meno contanti. Dopo l’Organizzazione mondiale della sanità, anche il nostro Comitato scientifico raccomanda di utilizzare le banconote il meno possibile per evitare un possibile contatto più diretto col virus. Un impegno per nulla facile da rispettare per noi che – dati del Sole 24 Ore del 25 maggio – utilizziamo i contanti praticamente nell’80% delle transazioni. Eppure, anche per gli italiani tanto affezionati ai biglietti cartacei qualcosa sta cambiando, lo abbiamo raccontato spesso in queste settimane, e probabilmente si sta andando radicando una nuova abitudine anche per quanto riguarda l’utilizzo dei pagamenti elettronici.
Nelle ultime statistiche semestrali sui sistemi di pagamento, la Banca d’Italia ci fornisce uno scenario in cui spicca l’utilizzo delle carte di pagamento, che nel 2019 hanno per la prima volta sfondato il miliardo di transazioni personali, per un valore di oltre 71 miliardi di euro (+9,2% rispetto al 2018). Un passo significativo se si considera che l’anno scorso le carte di credito personali attive erano 14,2 milioni (+5% sull’anno prima), mentre quelle di debito erano 57,1 milioni e 28,9 milioni le prepagate.
Stando alle rilevazioni effettuate, le carte, nel loro insieme, hanno superato il 55% dei flussi di pagamento alternativi al contante (era il 40% nel 2011). Anche se, guardando agli importi, la parte del leone la fanno i bonifici, che nel 2019 hanno superato una soglia psicologica: più di 401 milioni di operazioni nell’ultimo trimestre, per un valore di oltre 1,8 trilioni di euro.
Il trend di crescita nell’utilizzo dei sistemi di pagamento alternativi al contante è stato costante nel tempo e, pur essendo l’Italia ancora attardata rispetto ai principali paesi europei, non si può negare un netto cambiamento delle abitudini dei consumatori, soprattutto negli ultimi cinque anni. Ora, l’avvento del coronavirus potrebbe dare una sferzata decisa alle nuove abitudini. Al consolidamento delle nuove modalità di pagamento potrebbero contribuire anche le indicazioni delle Istituzioni finanziarie. Di recente, ad esempio, l’Eba ha diffuso una raccomandazione per gli intermediari: elevare da 25 a 50 euro la soglia per i pagamenti contactless con le card, una raccomandazione che si accoda a quanto già richiesto dalla dall’autorità regolamentare inglese sullo stesso tema.
Ma ciò di cui abbiamo parlato fino ad ora è solo una parte della rivoluzione in corso. Negli ultimi tempi, sta prendendo piede un nuovo modello di spesa che fa a meno anche della card fisica. Nel mondo si stanno già incentivando le soluzioni device-free, cioè i pagamenti con riconoscimento facciale (come fa Alipyay in Cina). In Italia, invece, è proprio il device, cioè lo smartphone, a guadagnare sempre più spazio.
L’anno scorso i mobile payment in negozio hanno raggiunto quota 58 milioni, per un valore di 1,83 miliardi, secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano. E quelli al di fuori del punto vendita fisico hanno sfiorato 1,24 miliardi di euro. Mentre si affacciano i pagamenti con smartwatch e wearable (gli apparecchi “indossabili”, come un braccialetto) che nel 2019 hanno toccato i 70 milioni di euro.
Insomma, nelle prossime settimane verificheremo se i cambiamenti che stiamo osservando diverranno strutturali, ma ciò che rimane certo è che qualcosa di importante si sta muovendo ed è, anzi, stata data accelerazione ad un movimento che forse avrebbe richiesto anni per giungere a questo punto. Per l’Italia la strada da percorrere è ancora lunga ma, ora, ciò che conta è che sia stata intrapresa quella giusta.