La data di oggi è da bollino rosso sul calendario per le potenziali novità che potrebbe portare in ambito economico, politico e finanziario. È, infatti, finalmente giunto il giorno dell’ormai famoso Consiglio Europeo che – anche se definito non decisivo – molto dovrà dirci riguardo la direzione che l’UE intende prendere per superare la crisi economica post covid19. A questo, si affianca la decisione, per moltissimi versi storica, della BCE di accettare Junk Bond (cioè sotto il livello di investimento) per andare in soccorso all’economia dell’Eurozona che è sempre più a rischio downgrade. Una scelta tutt’altro che trascurabile, soprattutto per noi italiani, se, come pare, nelle prossime ore S&P dovesse declassare a spazzatura il debito italiano.
Normalmente, una decisione simile decreterebbe in default di fatto del nostro Paese, ma le iniziative che le istituzioni europee stanno assumendo promettono di scongiurare questa eventualità, almeno nel breve periodo.
È evidente che in Europa la volontà di salvare l’Italia, nonostante lo storytelling corrente, ci sia. Dipende da noi, in questa fase, decidere e trattare al meglio delle nostre possibilità per riuscire ad ottenere le condizioni meno gravose possibili. Non si tratta, però, di altruismo. Come ci ricorda il bravo Leopoldo Gasbarro in un editoriale di oggi sul suo Wall Street Italia, salvare il nostro Paese dal default è, principalmente, una questione di interesse dei paesi del Nord Europa i quali, nelle loro banche, detengono ben 200 miliardi di debito pubblico italiano. Un crollo del nostro sistema decreterebbe anche il fallimento di questi istituti e gravi conseguenze anche per le loro economie locali.
In effetti, l’Italia, come ricorda sempre Gasbarro, in questa fase è diventata una sorta di crocevia per vari affari internazionali che vedono coinvolti oltre ai paesi europei anche la Cina e gli Stati Uniti, tutti interessati allo scramble dei nostri asset o, semplicemente, ad impedire che questi diventino la mira di questo o di quel Paese.
Come mai dal secondo dopoguerra ad oggi l’Italia era così sottilmente coinvolta in un gioco che, a volte, sembra essere persino più grande di lei, più grande delle sue possibilità e più grande della sua capacità di indirizzare le decisioni internazionali. Eppure, è questa la sfida che ci attende e che dobbiamo saper affrontare con tutte le energie di cui disponiamo perché è in questi giorni e in questa fase che si decide il futuro ricollocamento del nostro Paese, dal punto di vista economico ma anche politico.
Il Consiglio europeo di oggi, probabilmente non ci dirà nulla di definitivo, ma anche i non detti, talvolta, sono importanti a far capire se l’UE ha deciso davvero di farsi Unione o se siamo ancora in presenza di quell’ibrido che non ha ancora deciso da che parte stare quando sono in ballo le decisioni davvero importanti. Questo, ad oggi, ci dice la nostra storia europea e di cuore ci auguriamo che possa essere una storia che da domani prenda una direzione diversa.