Il governo e gli enti istituzionali italiani stanno sondando ogni opzione possibile per trovare la “ricetta perfetta” che permetta di sconfiggere la progressione dei contagi da Covid-19.
Si tratta di uno scontro tra modelli asiatici di cui noi italiani cerchiamo di realizzare una versione adatta ad esigenze e specificità specifiche. Si va quindi dalla serrata totale “cinese”, la prima e la principale iniziativa intrapresa, alla tracciabilità dei soggetti a rischio, di ispirazione sudcoreana ma utilizzata anche in altri paesi del sudest asiatico. In particolare, quest’ultima è una misura di cui si sta parlando con sempre maggiore insistenza e che potrebbe essere affiancata alle iniziative già introdotte. Proprio oggi, infatti, Walter Ricciardi dell’OMS guiderà la task force di esperti deputata a valutare la fattibilità del progetto.
Il progetto – secondo quanto emerge dalla stampa – dovrebbe svilupparsi su tre principali direttrici. Innanzitutto, la fase preliminare riguarda mettere a sistema i dati di cui si dispone tra regioni e governo, per ricostruire la mappa dei contatti dei contagiati asintomatici finora individuati. In secondo luogo, sarà necessario potenziare la teleassistenza a quanti sono in casa, con sintomi leggeri o del tutto asintomatici. Infine, il contact tracing, vale a dire il tracciamento digitale dei contatti degli asintomatici (i più pericolosi) e degli anziani (i più esposti al virus), e l’attivazione di un “passaporto digitale”. Si tratta di una sorta di patente che sostituisce l’autocertificazione cartacea per evitare il lockdown. L’idea, attualmente, sarebbe quella di avviare il progetto nelle aree in cui sono presenti i maggiori focolai di contagio e non a tappeto: scelta questa in parte discutibile dal punto di vista sanitario ma comprensibile – in assenza di stringente necessità – per tutelare sotto ogni forma la privacy, nonostante il progetto non abbia nulla a che fare con una schedatura di massa della popolazione come tengono ad assicurare le fonti governative.
Parallelamente alla riunione della task force, il ministero dell’innovazione, guidato da Paola Pisano ha avviato la call alle tlc italiane per lo sviluppo di una rete di tracking dei dispositivi mobili degli italiani. Questa è la parte più operativa e di più forte ispirazione asiatica dell’iniziativa congiunta di ministero dell’innovazione e istituzioni sanitarie.
Considerata l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, con il parziale isolamento di milioni di italiani confinati nelle proprie case, la necessità di ricorrere a misure drastiche che violino anche parzialmente alcune norme sulla privacy sta diventando un richiamo all’istinto di conservazione umano. A questo proposito, Ricciardi rassicura “Nessuno deve temere un Grande Fratello, ci potremo avvalere di un mix di tre strumenti che già esistono, nel tracciamento: compagnie telefoniche, carte di credito, telefoni cellulari”. Inoltre, se dovesse arrivare all’implementazione – in ogni caso in tempi rapidi – il progetto sarà seguito con attenzione dal Garante per la privacy, direttamente coinvolto nelle principali iniziative intraprese.