Il governo e il popolo italiani stanno producendo in queste ore il massimo sforzo per contrastare l’avanzata del Covid-19, eppure, nonostante i sacrifici profusi, non sembrerebbe ancora bastare per vedersi ridurre la curva dei contagi. A questo punto, si rende necessario un intervento ancora più drastico affinchè ciò che è stato fatto non venga ulteriormente compromesso.
Secondo quanto si apprende da Wired, infatti, e già confermato per quanto riguarda la Lombardia, è in corso di valutazione un sistema di “tracciamento” degli spostamenti dei cittadini per verificare che stiamo rispettando le norme sulla quarantena o meno. Questa necessità è stata chiesta dalla stessa OMS che, se da un lato loda le iniziative intraprese per la lotta al virus dall’altro ritiene che potrebbero non bastare per vincere quella che in questo momento è considerata la più importante battaglia del secolo. È quindi in via di composizione una task force di esperti composta da tecnici del ministero dell’Innovazione e da consulenti esterni pro bono. In particolare, il nuovo super gruppo di lavoro dovrebbe avvalersi di un consistente stock di dati fornito da Facebook all’università di Pavia. I gruppi di dati metteranno in condizione “ricercatori e organizzazioni non profit di analizzare trend aggregati, anonimi e non identificabili di mobilità per capire come una malattia potrebbe diffondersi”. “I dati aggregati sulla mobilità possono essere utili durante catastrofi naturali, per capire se le popolazioni stanno evacuando o ci sono sfollati, oppure durante delle epidemie, dove possono rappresentare uno strumento utile per prevedere lo sviluppo della malattia stessa”.
“Prende forma il progetto che noi abbiamo in mente fin dall’inizio: creare un team dei dati per scrivere la politica del Paese sui dati e supportare il governo nelle decisioni”, spiega a Wired il ministro dell’Innovazione, Paola Pisano. La task force sul coronavirus è il primo test di uno schema a geometria variabile da ripetere e che, a seconda dei casi da affrontare, aggregherà risorse interne e specialisti interni di diverse discipline per fare analisi basate sui dati.
Da quanto emerge sempre dalla ricerca effettuata da Wired, “questo dataset comprende anche informazioni sugli spostamenti dal Nord a Sud avvenuti nella notte tra il 7 e l’8 marzo, mentre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, annunciava la chiusura della Lombardia e di 14 province tra Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Facebook non ha fornito dettagli in merito”.
Così come avvenuto, tra l’altro senza particolari scandali, in altri paesi asiatici, da Hong Kong a Singapore, l’apporto dei big data e la ricostruzione di modelli matematici è ormai di fondamentale importanza per riuscire non solo a ricostruire il percorso infettivo del virus ma anche monitorare gli spostamenti dei potenziali effetti. Perché se, come si dice, per ogni soggetto positivo al test ce ne sono almeno altri 5 asintomatici che possono a loro volta contagiare altre persone, si rende necessario un controllo serrato con buona pace di chi ritiene questa iniziativa eccessiva e non necessaria. Nessuno auspica di cadere in uno Stato di Polizia permanente ma anche lo European data protection board (Edpb), l’organismo che vigila sulla tutela delle informazioni nel vecchio continente, ha recentemente ribadito che il regolamento generale europeo per la protezione dei dati (Gdpr) ammette un allentamento delle briglie in casi di gravi emergenze sanitarie, com’è la pandemia da coronavirus, per esempio omettendo la classica informativa sull’uso. Inoltre, il decreto-legge del 9 marzo, per potenziare il sistema sanitario, affida alla Protezione civile e a tutte le autorità in trincea contro il Covid-19, dal ministero della Salute all’Istituto superiore di sanità, poteri speciali sull’uso dei dati, anche se le attuali previsioni andrebbero poi adeguate alla fine delle esigenze emergenziali.
Le contingenze attuali richiedono risposte forti, coraggiose, innovative e, talvolta, eccezionali rispetto a quanto attualmente ritenuto anche dal nostro buon senso, ciò però non deve farci perdere la linea guida che il rispetto della persona e della sua riservatezza deve rimanere lo scopo ultimo da perseguire al termine delle attuali necessità di lotta.