L’8 marzo si avvicina e, come spesso accade, a questa festa si affiancano anche i commenti secondo i quali le donne vadano festeggiate ogni giorno dell’anno e non hanno bisogno di una giornata a loro dedicata.
Tutto vero, ma queste dichiarazioni dovrebbero essere corredate anche da molte conseguenze operative tese a rendere davvero merito alle donne che ogni giorno lavorano (anche fuori dai riflettori) per il sostegno del nostro Paese.
In Europa, l’Italia, ad esempio, si attesta al 14° posto per quanto riguarda il gender gap, in miglioramento ma ancora attardati rispetto alle migliori esperienze continentali. È quanto emerge dallo studio Gender Equality Index 2019 svolto dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere. Se nel campo salute registriamo la performance di parità migliore a livello europeo (pari a 88,7 punti), nei settori lavoro e raggiungimento di posizioni di vertice nella società non brilliamo affatto: nel primo caso abbiamo ottenuto 63,1 punti e nel secondo solo 47,6. Promossi invece nella conoscenza: nei 12 anni (2005-2017) presi in esame, abbiamo registrato una crescita di 7,1 punti. Anche dal punto di vista della retribuzione, poi, in media, vi è un divario di oltre 7 punti percentuali tra uomini e donne a parità di mansione.
Tuttavia, secondo il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum sprofondiamo fino al 76° posto. È chiaro che in Italia vi è un problema a questo proposito che rischia anche di limitare la crescita stessa dell’economia del Paese. Le donne sono una preziosissima risorsa alla quale dovrebbe essere riconosciuto il ruolo che meritano nella società, nella politica e nelle imprese e non percepire ancora un divario sostanziale sia a livello sociale, sia a livello lavorativo.
Il superamento di questa condizione può liberare risorse e garantire un contributo talmente tanto determinante da riverberarsi sul pensiero comune. Su quest’ultimo, in particolare, è attualmente ancora preponderante il pregiudizio contro le donne tanto che la maggior parte della popolazione ritiene che la donna non possa essere in grado di ricoprire cariche di rilievo, come capo di un partito politico o dirigente di azienda.
Richiesta di maggiore mobilitazione per l’educazione e la sensibilizzazione dei cittadini sul tema del ruolo della donna arriva in questo inizio di nuova decade dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, la quale sostiene e rilancia ‘la Dichiarazione e la piattaforma d’azione di Pechino’, adottata durante la Quarta Conferenza mondiale sulle donne del 1995. Tutto ciò mira alla volontà di eliminare le differenze di genere, una delle piaghe più feroci che contraddistinguono da sempre i rapporti sociali.