Il ricorso all’Intelligenza artificiale puo’ contribuire ad accrescere sensibilmente la competitivita’ del Paese, incrementando la produttivita’ e garantendo un uso piu’ razionale delle risorse. Tuttavia, a differenza delle grandi realta’ aziendali, le piccole e medie imprese spesso non dispongono di adeguate capacita’ finanziarie e umane per impiegare sistemi automatizzati cosi’ complessi. Questo divario tecnologico penalizza la base del nostro tessuto industriale e allontana l’Italia da altri Paesi. Si rendono, dunque, necessarie politiche di sostegno all’innovazione, con un’attenzione particolare alla formazione e alla ricerca”. Lo ha affermato il vice presidente della Camera, Giorgio Mule’, aprendo a Montecitorio i lavori del convegno “Intelligenza artificiale, innovazione avanzata al servizio dell’uomo”.
“Una diffusione iniqua dal punto di vista economico, potenzialmente pregiudizievole per gli attori incapaci di adeguarsi prontamente al cambiamento, non costituisce – ha inoltre sottolineato – l’unico pericolo insito nell’applicazione dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi. Un ulteriore aspetto da tenere in debita considerazione riguarda le possibili minacce per l’occupazione”. Per Mule’ “la capacita’ della tecnologia generativa di surrogare le competenze umane e’ infatti in grado di mettere a rischio numerosi posti di lavoro, tanto nei settori a bassa specializzazione quanto in quelli ad alto contenuto cognitivo. Lungi dal rappresentare un nostro sostituto, l’intelligenza artificiale deve mantenere la sua natura di strumento destinato a servire l’umanita’ e non viceversa.
Per realizzare tale finalita’, e’ indispensabile che essa risulti comprensibile, trasparente e partecipata. Attraverso un uso saggio e responsabile di questa tecnologia, che metta sempre la persona al centro, sara’ infatti possibile creare un futuro migliore per tutti”.