Le valute digitali, in questi mesi, sono diventate il centro del dibattito economico e finanziario internazionale. Come abbiamo visto anche noi portando vari esempi, da Nord a Sud e da Est a Ovest è tutto un brulicare di progetti ed iniziative, tra cui spiccano quelli della valuta digitale cinese e le voci sul progetto del dollaro digitale che sarebbe ben più vicino alla luce di quanto si possa immaginare.
Per quanto riguarda l’Europa, ben lungi dal voler rimanere ferma e schiacciata in mezzo dai due colossi mondiali, da tempo si sta attivando per realizzare una propria valuta. Nei giorni scorsi, ad esempio, Christine Lagarde, Neopresidente BCE ha dichiarato che la Banca Centrale Europea “sta valutando il potenziale e le implicazioni degli sviluppi tecnologici per i servizi di pagamento e la stabilita’ finanziaria e sta inoltre contribuendo attivamente a tali innovazioni. A tal fine, abbiamo istituito una task force per studiare le opportunita’ e le sfide associate a diversi potenziali progetti per una valuta digitale della banca centrale e testare come questi funzionerebbero nella pratica”.
Il progetto europeo sarebbe qualcosa di più di una semplice idea. Stando, infatti, a quanto dichiarato ancora dalla Lagarde nel comunicato ufficiale della Banca “vogliamo valutare se una valuta digitale della banca centrale potrebbe servire a uno scopo chiaro per il pubblico e sostenere gli obiettivi della Bce”, sottolineando che “insieme ad altre cinque banche centrali e alla Banca dei Regolamenti internazionali, condivideremo le esperienze in questo settore e valuteremo il potenziale uso transfrontaliero di tali valute digitali”.
Se, quindi, da un lato, l’Europa sembrerebbe muoversi verso la direzione delle valute digitali, dall’altra parte alcuni paesi europei procedono anche autonomamente. È questo il caso, ad esempio, della Francia e, in particolare della Germania, decisa quasi a diventare una sorta di isola felice europea per le valute cripto e digitali.
Entrata in vigore nel gennaio 2020, la nuova legge tedesca sul riciclaggio di denaro, consente alle banche, in possesso della licenza di vigilanza finanziaria per l’attività di cripto-custodia, di offrire alla propria clientela i servizi sugli asset criptati, come il trading e la custodia di Bitcoin, Ethereum o Ripple.
L’autorità di regolamentazione tedesca finanziaria Bafin, ha già ricevuto più di 40 richieste dalle banche per ottenere l’autorizzazione di gestire asset digitali per la propria clientela, suscitando però non pochi dubbi in seno agli esperti che continuano a non essere convinti dalla principale caratteristica di queste valute: l’anonimato.
Nonostante tutto ciò, la Germania vuole diventare un punto di riferimento europeo per la blockchain e le cripto monete. A questo proposito, l’occasione propizia potrebbe esserle data dalla Brexit. La probabile fuoriuscita di capitali e aziende dalla City potrebbe essere accolta a braccia aperte a Francoforte, riportando sul Continente il centro finanziario europeo, diventando, allo stesso tempo, anche un punto di riferimento per il fintech proprio nel cuore del Continente.
La visione per le generazioni future della Germania, va ben oltre l’immaginario, ed è probabile che riusciranno a cogliere questa opportunità che si potrebbe rivelare più unica che rara. La Germania ha capito che investire in blockchain e fintech può portare ulteriori capitali nel Paese innescando quel meccanismo virtuoso che si augura di agevolare anche con una legislazione favorevole al settore. Insomma, il nuovo mondo finanziario è, ancora più che in passato, fatto di innovazione e per primeggiare è necessario non abbassare mai la guardia. Questa è la lezione che sembrerebbe essere stata ben recepita dai tedeschi che lanciano ora la loro sfida al resto del Continente.