di Maurizio Pimpinella
“Adapt or Die” è il titolo dal sapore profetico di un recente studio di Roland Berger indirizzato all’analisi dell’attuale situazione degli istituti di credito tradizionali.
A partire dallo scorso settembre, con la piena attuazione dell’Open Banking, il percorso di attuazione della PSD2 si è concluso. Ora è arrivato il momento di tirare le prime considerazioni.
E’ chiaro, infatti, che l’ingresso nel mercato dei pagamenti e del credito di operatori votati all’innovazione tecnologica sta progressivamente cambiando il panorama economico – finanziario, le nostre stesse abitudini d’acquisto e i comportamenti sociali ed è altrettanto chiaro che ciò rende necessario un cambiamento di rotta rispetto ai tradizionali modelli di business. Già un anno fa, l’ormai ex Governatore della BCE Mario Draghi, aveva espresso perplessità riguardo il sistema bancario europeo, considerato sovraffollato di operatori e bisognoso di una significativa opera di consolidamento.
Nonostante questo, oggi, assistiamo alla moltiplicazione degli operatori finanziari che crescono di numero ma anche nelle competenze e nella capacità attrattiva, contribuendo a modificare in maniera irreversibile l’intero panorama internazionale dei pagamenti.
Posto che per le banche non vi sia altra scelta che quella dell’innovazione digitale, si presentano a loro due vie tra cui scegliere: collaborare o scontrarsi con le fintech.
Lo studio di Roland Berger, infatti, sottolinea che il 18,5% delle banche valuta positivamente una collaborazione con le fintech. Una percentuale ancora limitata ma non così ridotta da essere trascurabile, questo sarebbe il vero spirito dell’open banking.
In realtà, il vero avversario sia per le banche sia per le fintech sono le grandi imprese tecnologiche che in virtù delle loro capacità di fare leva su consistenti risorse economiche, umane e su sulla possibilità di presidiare mercati e territori riescono anche a restringere notevolmente il raggio d’azione di entrambi i soggetti. Ciò avviene soprattutto grazie al controllo e alla capacità di elaborazione che queste imprese sono in grado di esercitare sui dati di clienti o potenziali tali.
Per la prima volta, infatti, nel processo economico contemporaneo viene riconosciuta la centralità dei dati, ai quali è affidato il ruolo di elemento di maggior valore della filiera. Il loro possesso e, soprattutto, la capacità di elaborazione sono il vero valore aggiunto del nuovo modello economico che si sta configurando e che permette un naturale dislivello competitivo tra le varie aziende che partecipano alla sfida, anche perché le big tech, contrariamente alle imprese bancarie, non sono obbligate alla reciprocità dei dati.
Lo svantaggio per gli Istituti di credito tradizionali è rappresentato principalmente dalla pesante struttura fisica che questi hanno ereditato dai precedenti modelli di business con le loro numerose filiali sparse per tutto il territorio e il grande numero di dipendenti. La forza delle banche, infatti, risiede nella capacità di mantenere la relazione con il cliente, un aspetto che per loro può rappresentare la vera svolta se coniugata ad un’offerta di servizi e soluzioni innovative, rapide e più efficienti che in passato.
Infine, un dato della ricerca di Roland Berger che dovrebbe farci riflettere è quello che per il 40% delle banche, a condizionare la crescita e gli investimenti sono le incertezze regolatorie. Il legislatore europeo e quello nazionale hanno fatto tanto in questi anni ma l’evoluzione normativa non è sempre stata in grado di reggere il passo dell’innovazione tecnologica e del cambiamento nei modelli di business – oggi ad esempio assistiamo ad Amazon che offre i pagamenti a rate o che si attrezza per fornire prestiti alle Pmi, così come Facebook che permette i pagamenti sulle proprie piattaforme e social network. Per questo motivo, è necessario che vengano stabilite regole ampie e comuni tali per cui abbiano efficacia pur non ostacolando (ma, anzi, agevolando) il naturale sviluppo del mercato e la concorrenza e permettano la crescita di un nuovo ecosistema in cui i consumatori sono posti al centro non solo in quanto portatori di dati preziosi ma in quanto fruitori ultimi dei servizi offerti da parte di un ampio panorama di imprese.