L’economia della condivisione non è tutta rose e fiori. Mercoledì scorso, infatti, la compagnia di car sharing Lyft ha dichiarato l’avvio di una ristrutturazione aziendale che avrebbe comportato tagli di posti di lavoro.
I licenziamenti interesseranno circa 90 persone nei dipartimenti di marketing e vendite aziendali di Lyft. “Abbiamo valutato attentamente le risorse di cui abbiamo bisogno per raggiungere i nostri obiettivi aziendali per il 2020 e la ristrutturazione di alcuni dei nostri team lo riflette”, ha dichiarato Alexandra LaManna, portavoce di Lyft. “Stiamo ancora crescendo rapidamente e prevediamo di assumere più di 1.000 nuovi dipendenti quest’anno”.
Lyft fa parte di un gruppo di start-up tecnologiche che hanno ricevuto IPO deludenti lo scorso anno e ora stanno analizzando il mercato riguardo la possibilità di produrre profitti. È la prima volta che Lyft taglia i lavori da quando è diventata pubblica a marzo. L’anno scorso, il principale rivale di Lyft, Uber, ha licenziato complessivamente più di 1.000 dipendenti in diversi round di tagli.
Questa strategia è comune anche ad altre start-up tecnologiche che sono state alimentate da denaro privato e che sono cresciute (forse troppo) rapidamente andando incontro a dei ridimensionamenti. Uno degli esempi più emblematici è quello di WeWork, che lo scorso anno ha tagliato 2.400 posti di lavoro. In India, invece, Oyo, una società di ospitalità molto apprezzata, ha iniziato a licenziare più di 2.000 lavoratori.
Lyft ha dovuto affrontare dubbi sugli investitori già da alcuni mesi. Dopo che la società è diventata pubblica, il suo titolo è crollato al di sotto del suo prezzo di offerta il secondo giorno di negoziazione e deve ancora recuperare. Le azioni sono scese di oltre il 30 percento dal prezzo di offerta.
Logan Green, amministratore delegato di Lyft, ha dichiarato durante una telefonata con gli investitori in ottobre che la società stava facendo progressi sui suoi piani per diventare redditizia. Se escludesse alcuni costi, il servizio di ride-ride sarebbe redditizio entro la fine del 2021, un anno prima del previsto.