La penetrazione di internet in Cina raggiunge appena il 60%, molto più ristretta rispetto all’85% dell’Unione Europea e al 90% degli Stati Uniti. Eppure, le dimensioni del mercato cinese sono più che doppie rispetto a quello americano. Questo è quanto emerge da una ricerca svolta da GAM Investments, che sottolinea anche che questo fenomeno sia dovuto essenzialmente ai numeri (di popolazione) sui quali può contare la Cina.
Questi numeri, infatti, hanno un immediato riflesso sia sul volume dei pagamenti – non a caso, in Cina ci sono più persone che pagano con lo smartphone di quante non ne vivano negli USA – sia sui numeri dell’e-commerce.
Nel 2019, infatti, il giro d’affari del commercio elettronico cinese è cresciuto del 30% per un valore di circa 2000 miliardi di dollari. Numeri del tutto legittimi se si pensa che solo Alibaba sia arrivata a guadagnare 38 miliardi di dollari nel solo single day. Queste cifre, già di per sé notevoli, appaiono ancora più importanti se messe a paragone con quelle relative agli altri paesi. Sono, infatti, “solo” 725 i miliardi di spesa in e-commerce spalmati tra USA, Regno Unito, Germania e Giappone.
Per ciò che concerne la Cina, ancora una volta la differenza è data dai numeri su cui può contare lo sterminato mercato interno, favorito anche da un’evoluzione tecnologico-innovativa che ha costantemente corso più del doppio di quella di tutti gli altri paesi del mondo da più di vent’anni a questa parte.
Per ciò che concerne il mondo dei pagamenti, la Cina è stata il Paese che ha inventato le banconote come strumento economico di scambio e le ha utilizzate per secoli, saltando in buona parte la fase intermedia (lungamente vissuta invece in Occidente) dell’utilizzo delle carte e della strutturazione delle banche. Attualmente, è impossibile non rimanere impressionati dall’infinita sequela di beep che si possono ascoltare nei locali di Pechino a qualsiasi ora del giorno e della notte, tutti pagano tramite la loro applicazione sullo smartphone. Il tutto nonostante le stime indichino che solo il 37% della popolazione delle città cinese di fascia più bassa – che comunque includono oltre il 50% della popolazione cinese – abbia attualmente un accesso a internet. I pagamenti innovativi e l’e-commerce sono sfruttati dal governo cinese come strumento di inclusione economica dei cittadini e per fungere da “driver” della transizione da un’economia manifatturiera a una dei consumi guidata da quella che GAM definisce “social commerce”.
La grande crescita economica e tecnologica ha permesso alla Cina di giungere prima e con più convinzione degli altri alla fase successiva: quella di una società (quasi) priva di contanti e fortemente orientata – pur nelle incongruenze – all’innovazione.
La parabola di crescita dei big tech cinesi è tutt’altro che terminata e sta vivendo ora una fase di evoluzione sempre in contrasto con quella vissuta dai campioni tecnologici Occidentali. Secondo il report di GAM, infatti, la rete cinese è ora dominata da quattro settori: l’e-commerce, con Alibaba in testa; l’intrattenimento online, con Tencent; i servizi online, con il leader Meituan; e la pubblicità digitale, guidata da ByteDance (che controlla TikTok). Le ultime due società operano esclusivamente su mobile. Inoltre, non solo il great firewall cinese permette ancora un sostanziale monopolio del mercato interno da parte degli operatori locali, ma in più, progressivamente, gli attori cinesi stanno uscendo fuori dal guscio nel tentativo di conquistare fette di mercato occidentali, come dimostrano i casi Alibaba, Aliexpress eccetera.
Lo scontro, apparentemente impari, si prolungherà ancora a lungo e avrà nell’Europa, nell’Africa e nel Sud America gli scenari in cui il contendere sarà più acceso.
Per quanto riguarda, in particolare, l’Europa l’aggregazione e una diffusa capacità di resilienza, oltre ad un rinnovato processo di integrazione, dovrebbero essere le linee guida per salvaguardare la nostra indipendenza economica e politica.