di Maurizio Pimpinella
Lo sviluppo di una società senza contanti non è solo uno dei progetti del governo italiano, molti altri stati del mondo stanno cercando di sviluppare proposte normative ed iniziative tese ad incentivare l’utilizzo degli strumenti di pagamento innovativo in luogo dei contanti. Tra i paesi coinvolti in questa rivoluzione culturale prima ancora che economica e finanziaria, c’è il Giappone, tradizionalmente molto legato ai pagamenti in cartamoneta.
Anche in previsione delle prossime Olimpiadi estive il governo nipponico presieduto da Shinzo Abe ha avanzato un programma di incentivi ai pagamenti cashless che prevedono lo stanziamento di 2,57 miliardi di dollari per offrire vantaggi a chi paga senza contanti.
Secondo Bloomberg, che riporta i dati del Ministero dell’economia al 21 novembre 2019, circa 770 mila esercizi commerciali hanno usufruito dei fondi del governo per permettere i pagamenti elettronici.
Una cifra che rappresenta il 39% degli aventi diritto, e considerando che la misura finanziaria era entrata in vigore da meno di un mese (a quella data) il risultato è da considerarsi notevole.
L’esperimento mostra che un cambiamento culturale è in corso anche in Giappone e che il passaggio ad una società in cui i contanti sono limitati può avere successo anche. Infatti, molti negozi e grandi catene, ma anche nei tradizionali konbini, offrono sconti sui pagamenti cashless e stanno comparendo addirittura luoghi cash free.
La questione della gestione del contante in Giappone è molto più seria di quanto si possa credere. I giapponesi tendenzialmente li usano perché si fidano e perché il basso tasso di criminalità li fa stare sicuri. Parallelamente a questo, vi è una fitta rete di atm che non vede certo di buon occhio un suo parziale smantellamento. Tuttavia, il governo deve fare i conti con un inesorabile invecchiamento della popolazione e con la riduzione della forza lavoro. Motivo per cui, così come già da tempo avviene con le vending machine, il progetto cashless rientra nel più ampio programma di automatizzazione di tutte quelle azioni che è possibile.
Se dal lato esercenti un’economia dei pagamenti digitalizzata si sta rivelando conveniente, il messaggio pare che stia passando anche ai consumatori.
Secondo quanto stimato dal ministero dell’economia nipponico attraverso un sondaggio, infatti, circa il 40% dei consumatori giapponesi ha iniziato a utilizzare i pagamenti senza contanti più frequentemente proprio a seguito delle iniziative attuate dal governo.
L’indagine sul programma di punti premio, introdotta in ottobre per alleviare gli effetti negativi dell’aumento dell’imposta sui consumi nello stesso mese, ha anche mostrato che oltre il 30% dei consumatori che hanno risposto è diventato più propenso a fare acquisti nei punti vendita coperti dal programma.
La quota di acquisti senza contanti nei punti vendita coinvolti è cresciuta del 34% circa dal 27% circa prima dell’adesione al programma.
Tuttavia, il punto dolente del sondaggio riguarda il fatto che meno del 40% dei punti vendita ha dichiarato che il programma li ha aiutati a conquistare più clienti o a fare più vendite, suggerendo che le imprese non hanno necessariamente beneficiato di vantaggi.
Nonostante questo dato in controtendenza, si può affermare che l’iniziativa si sia rivelata un successo che lascia ampi spiragli per portare avanti la transizione nell’economia giapponese. Quasi un milione di negozi ha già chiesto di aderire al programma e i dati sono in costante aggiornamento.
Per quanto riguarda l’economia e la società giapponese, in futuro, saranno tre i problemi da affrontare per trovare una soluzione e tutti e tre sono strettamente interconnessi tra loro. L’immigrazione, il forte debito pubblico, l’invecchiamento della popolazione tutti aspetti che a noi italiani suonano stranamente familiari e che hanno inevitabili conseguenze in termini di competitività internazionale.